Un dramma sanguinoso

Di passo in passo che il drappello si avanzava, il rumore dell’acqua scorrente al di là del burrone, si faceva più forte. La corrente si rompeva con violenza contro le rive, trascinando nella sua corsa tronchi d’alberi e sassi grossissimi.
– È il guado – disse Morton, dopo d’aver ascoltato attentamente. – Non so però se voi tutti potrete passarlo, essendo l’acqua molto alta ed impetuosa.
– Il mio cavallo nuota come un’anitra – disse John Forting. – E poi l’acqua non mi fa paura.
Lo scorridore che era il primo di tutti, stava per slanciarsi senz’altro in acqua, quando si sentì afferrare un tallone.
Si volse e vide il Piccolo Pietro che con un salto gli era giunto fino sulla staffa.
– Cosa vuole il tuo cane? – chiese egli stupito, a Morton.
– Guardate là, sulla riva opposta – rispose il vecchio scorridore. – Non vedete brillare dei lumi fra le rocce?
– È vero – rispose Forting. – Credevo che si trattasse di fuochi fatui.
– Sono dei tizzoni fiammeggianti portati da alcuni indiani – rispose Morton, gravemente. – Il mio cane se n’era già accorto prima di noi. Aspettate un po’ e vedrete la riva tutta illuminata. Essi stanno incendiando le erbe.
Le previsioni del vecchio scorridore non tardarono ad avverarsi. I viaggiatori costernati videro poco dopo alzarsi una grande fiamma la quale espandeva la sua luce su un vasto tratto di sponda. Nel medesimo tempo poterono distinguere un uomo il quale stava gettando sulla fiammata delle bracciate di legna secca, raccolta nella vicina foresta.
– Non deve essere solo – disse Forting.
– Ve ne devono essere degli altri, – rispose Morton, – colà vi è un accampamento.
Randolfo, che voleva assolutamente attraversare il fiume, fece la proposta di entrare risolutamente in acqua e di attaccare gli indiani a colpi di fucile. Il fragore della corrente poteva permettere forse a loro di sorprenderli all’impensata.
– Sarebbe una pazzia – disse Morton. – Sono armati di fucili e basterebbe una scarica per mandarci tutti all’altro mondo.
– Noi ci avvicineremo senza far rumore e scaricheremo improvvisamente tutte le nostre armi da fuoco su di loro, quindi approfitteremo della loro confusione per piombare addosso. Tom, Forting, mi seguirete voi?
Il vecchio quacchero lo arrestò con un gesto.
– Io avrò altre occasioni per mettere alla prova il vostro coraggio; non è però questo il momento. Il falò ormai proietta una luce così viva sul fiume, che gli indiani vi vedrebbero subito.
– Cosa vuoi fare?
– Nasconderci ed aspettare che le pelli-rosse passino il guado.
– Troveremo noi un luogo sicuro?
– Vi è poco lontano da qui, un posto ove noi troveremo un rifugio sicurissimo – rispose Morton. – Venite.
Stavano per allontanarsi, quando Pietro fece udire un sordo latrato.
– T’intendo – disse Morton. – Tu vuoi che andiamo alla tomba e presto.
– A quale tomba? – chiese Randolfo con stupore.
– Qui nella foresta vi è una capanna sotto il cui suolo dormono sei persone, uccise dalle pelli-rosse. La famiglia che l’abitava è stata tutta massacrata ed ora la madre ed i cinque figli riposano insieme. Io e Pietro ci siamo rifugiati altre volte in quella triste dimora. Colà aspetteremo il momento opportuno per poi andarcene.
– Partiamo – disse Randolfo.
Rimontarono sui loro cavalli, diedero uno sguardo al fiume ed un altro sul falò che continuava ad ardere sulla sponda opposta e si cacciarono sotto i folti boschi preceduti dal fedele cane.
Quella parte della foresta era difficile ad attraversare, non essendo ancora spuntata l’alba ed essendo invece la luna tramontata. Quell’oscurità profondissima impediva ai cavalli di poter distinguere le radici che sorgevano in gran numero dal suolo.
Dopo qualche tratto, Morton riuscì a scoprire un sentiero di già coperto dalle male erbe che pure si poteva percorrere con non molte difficoltà.
Era quello che doveva condurre alla casa che serviva di tomba alla povera famiglia assassinata dagl’indiani. Morton, prima di avanzarsi, mandò in esplorazione il suo cagnolino e non udendo latrare, comandò al drappello di seguirlo.
Cento passi più innanzi i fuggiaschi si trovarono in un luogo dove gli alberi cominciavano a diradarsi. Un silenzio profondo e triste regnava in quelle parti della foresta. Pareva che fosse precisamente un angolo remoto d’un cimitero.
– Che brutto luogo – disse Randolfo. – Spira qui un’aria da sepoltura.
– Qui presso si trova la capanna degli assassinati – rispose Morton.
In quel momento il cane fece ritorno mandando un sommesso guaito.
– Sì, amico, comprendo – disse Morton, con voce triste. – È sotto questi alberi che la moglie di Bertet ricevette un colpo di scure che le tolse la vita e dove furono scannati i suoi cinque figli.
– Come lo sapete voi? – chiese Randolfo.
– Io, ho assistito a quella carneficina – rispose il quacchero.
– E non avete potuto soccorrere quei miseri?
– Mi è stato impossibile.
– Vorrei conoscere quel triste avvenimento.
– Ve lo racconterò più tardi – disse il quacchero. – È una istoria da far rabbrividire. Aspettate che siamo giunti al sicuro.
Rassicurato dalla tranquillità del cane, Morton si inoltrò fra due filari d’alberi e dopo d’aver percorso cinquanta o sessanta passi, s’arrestò dinanzi ad un recinto formato da tronchi d’alberi e che nell’interno conteneva una capanna dal tetto alquanto acuminato.
Quella specie di fortino si trovava presso la riva del fiume; pure i suoi abitanti non avevano potuto sfuggire alla loro triste sorte. Si vedevano ancora le tracce dell’assalto dato dagl’indiani.
Una parte della cinta era stata abbattuta; il piccolo ponte levatoio era stato asportato e giaceva in mezzo all’erba, a qualche distanza dal fossato.
Anche le pareti della capanna erano state atterrate presso gli angoli e le finestre non avevano più le loro grate di legno.
Morton, dopo d’aver fatto il giro della cinta e d’aver osservato dalla parte del fiume, scese da cavallo e si introdusse nella cinta conducendo la sua cavalcatura per la briglia.
Randolfo lo aveva seguìto con una certa ripugnanza. Egli avrebbe voluto trovarsi invece lontano da quel funebre luogo; ma non era però quello il momento di esitare. D’altronde quel recinto si poteva facilmente difendere in caso di un attacco e le due giovani potevano trovarsi al coperto dalle palle degl’indiani.
– Non ci fermeremo a lungo, Morton?
– Appena cessato il pericolo ce ne andremo – rispose il quacchero. – Non mi trovo bene nemmeno io. Le due fanciulle entrino nella capanna e si riposino. Io ed il mio fedele Pietro ci metteremo di guardia.
– Io ti farò compagnia, vecchio Morton – disse Randolfo. – Non ho alcuna intenzione di coricarmi. Intanto mi racconterai la storia di questo massacro.
John Forting ed il negro Tom condussero i cavalli sotto una piccola tettoia, poi si sdraiarono dietro la cinta, mentre Morton, Randolfo ed il Piccolo Pietro si sedevano presso il fossato.
Le due giovani dormivano di già, coricate su uno strato di erba tagliata dal negro.

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