La battaglia (seconda parte)

 Era il momento scelto da Sandokan per inviare i suoi uomini a terra a prendere il pescatore. Un’imbarcazione fu calata in mare e Hirundo assieme con altri tre pirati vi discese, arrancando verso la riva.
 Sandokan li seguì collo sguardo finché poté, poi si mise a passeggiare sul ponte, fumando freneticamente la sua pipa.
 Non aveva ancora fatto due giri, quando il portoghese gli corse incontro col viso stravolto e gli occhi pieni di spavento.
 – Sandokan! – esclamò.
 – Cos’hai? – chiese il pirata. – Perché quella faccia atterrita?
 – Sandokan, si prepara qualcosa contro di noi.
 – È impossibile! – esclamò la Tigre, girando all’intorno uno sguardo minaccioso.
 – Sì, Sandokan, si prepara un attacco. Guarda verso il mare.
 Sandokan, inquieto suo malgrado, diresse gli sguardi verso la foce del fiume. Le sue mani si chiusero attorno all’impugnatura delkriss e della scimitarra. Un sordo ruggito gli uscì dalle labbra frementi.
 Là, presso le scogliere, si scorgeva una massa nera, enorme, minacciosa, ancorata in maniera da sbarrare l’uscita. Non ci volle molto a riconoscerla per un vascello di grandi dimensioni che presentava il fianco all’Helgoland.
 – Folgori del cielo! – mormorò con estrema rabbia. – Sarebbe vero?… Eppure non lo credo.
 – Ma non vedi che ci presenta la bocca dei suoi cannoni? – disse Yanez.
 – Ma chi vuoi che ci abbia traditi?
 – Forse la cannoniera.
 – Non è possibile. La cannoniera andava al nord.
 – Ma alle due del mattino gli uomini di guardia hanno veduto una massa nera, rapidissima, filare verso Sarawak.
 – E tu vuoi che…?
 – La cannoniera ci abbia traditi – terminò Yanez. – Forse ha raccolto gl’inglesi delle imbarcazioni e, chissà, forse l’uomo che gridò: «Olà, della cannoniera!» era un marinaio inglese gettatosi in mare durante il combattimento.
 – Sandokan si volse e diresse gli sguardi verso ilRealista . La nave di James Brooke era ancora al suo posto, ma le due navi inglesi si erano considerevolmente avvicinate all’Helgolandche si trovava così preso tra due fuochi.
 – Ah! – esclamò Sandokan – volete battaglia? Ebbene, sia! Vi farò vedere chi sono, al baleno dei miei cannoni!
 Non aveva ancora terminato di parlare che un urlo acutissimo partiva dalla riva sinistra, verso la quale Hirundo si era diretto.
 – Aiuto! aiuto! – si era udito gridare.
 Sandokan, Yanez ed i pirati balzarono come un solo uomo a tribordo cercando di distinguere ciò che accadeva sotto la tenebrosa foresta.
 – Chi grida? – esclamò un pirata.
 – Che Dinata mi faccia tagliare la testa se non era la voce di Hirundo – disse undayaco d’atletica statura.
 – Ehi! Hirundo! – gridò Yanez.
 Due colpi di fucile scoppiarono sotto le boscaglie, seguiti da quattro tonfi.
 Quantunque l’oscurità fosse profonda, i pirati scorsero quattro uomini che nuotavano disperatamente dirigendosi verso la nave.
 – È Hirundo! – esclamò un pirata.
 – Ohé! La cosa diventa seria! – esclamò un altro.
 – Che ci si giuochi un brutto tiro? – chiese il terzo.
 – Silenzio – disse la Tigre. – Gettate delle funi.
 I quattro uomini, che nuotavano come pesci, in pochi istanti giunsero sotto il vascello. Aggrapparsi alle funi e arrampicarsi fino alla murata fu per essi l’affare di un solo istante.
 – Hirundo! – chiamò Sandokan, riconoscendo in quei quattro uomini i pirati inviati poco prima in cerca del pescatore.
 – Capitano, – gridò ildayaco , scuotendosi di dosso l’acqua, – siamo circondati.
 – Folgori del cielo! – tuonò la Tigre. – Presto, narra ciò che hai veduto.
 – Ho visto là sotto, in quei boschi, soldati delrajah , armati di fucili, appiattati dietro i tronchi degli alberi e in mezzo ai cespugli. Pare che non attendano che un segnale per incominciare il fuoco.
 – Sei certo di non esserti ingannato?
 – Ci sono più di duecento uomini e li ho veduti con questi occhi. Non avete udito i due colpi di fucile che ci hanno sparato contro?
 – Sì, ho udito.
 – Che cosa facciamo, fratello? – chiese Yanez.
 – Ritirarsi non è possibile. Ci prepareremo, e alle prime cannonate daremo battaglia. Tigrotti, a me!
 I pirati, che si tenevano a rispettosa distanza, alla chiamata della Tigre si fecero innanzi. I loro occhi brillavano e le loro mani accarezzavano le impugnature deikriss . Sapevano già di che cosa si trattava e fremevano d’impazienza.
 – Tigrotti di Mompracem – disse Sandokan, – James Brooke, lo sterminatore dei pirati malesi, si prepara a darci battaglia. Migliaia di uomini, migliaia di malesi e didayachi assassinati da quell’uomo; che da tanti anni chiedono ai loro confratelli vendetta. Giurate dinanzi a me di vendicare quegli uomini.
 – Lo giuriamo! – risposero in coro i pirati, in preda ad un terribile entusiasmo.
 – Tigrotti di Mompracem – riprese Sandokan, – siamo uno contro quattro, ma la Tigre della Malesia è con voi. Ferro e fuoco finché ci saranno polvere e palle a bordo, poi fiamme da prua a poppa. Questa notte bisognerà mostrare a quei cani come sanno combattere i tigrotti della selvaggia Mompracem, guidati dalla Tigre della Malesia.
 Ai vostri posti, tigrotti, ai vostri posti! Al mio comando, fuoco!
 Un sordo urlo rispose alle parole incitatrici della Tigre della Malesia. I pirati, con Yanez alla testa, si precipitarono nella batteria drizzando le nere gole dei bronzi verso le navi nemiche. Sul ponte rimasero due pirati, ritti accanto alla ruota del timone, e Sandokan che dal castello di prua spiava attentamente le mosse del nemico.
 Le quattro navi che si preparavano a sfasciare l’Helgolandcon i loro quaranta cannoni sembravano che dormissero profondamente. Nessun rumore si udiva sui loro ponti; però si vedevano delle ombre agitarsi a prua e a poppa.
 – Si preparano – mormorò Sandokan coi denti stretti. – Fra dieci minuti la baia s’illuminerà sotto il fuoco di cinquanta e più cannoni; e questa quiete solenne sarà rotta dal ruggito dei pezzi d’artiglieria, dallo scoppio delle bombe, dal sibilo delle palle, dalle urla dei feriti, dagli urrà dei vincitori! Quanto sarà bello lo spettacolo!
 D’improvviso la sua fronte si corrugò.
 – E Ada? – mormorò; – se una palla la cogliesse? Sambigliong!… Sambigliong!
 Ildayaco che portava quel nome accorse prontamente alla chiamata del suo capo.
 – Eccomi, capitano – rispose.
 – Dov’è Kammamuri? – chiese Sandokan.
 – Nella cabina dellavergine della pagoda .
 – Andrai a raggiungerlo e accumulerai intorno alle pareti della cabina quante botti, quanto ferraccio e quanti pagliericci troverai nella stiva e nel quadro di poppa.
 – Si tratta di difendere dalle palle la cabina della Vergine?
 – Sì, Sambigliong.
 – Lasciate fare a me, capitano. Il ferro non giungerà là dentro.
 – Va’, amico mio!
 – Una parola, capitano. Dovrò rimanere nella cabina?
 – Sì, e t’incaricherai di salvare la Vergine se saremo costretti a lasciare la nave. So che tu sei il miglior nuotatore della Malesia. Affrettati, Sambigliong; il nemico si prepara ad assalirci.
 Ildayaco si precipitò verso poppa. Sandokan tornò a prua guardando attentamente il fiume.

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