La fuga del principe Hassin (seconda parte)

 Vedendo entrare il governatore, s’alzò facendo un piccolo inchino, poi fissò i suoi occhi sulla giovanetta con viva curiosità, dicendo:
 – Siate i benvenuti nella mia casa.
 – La principessa Raibh aveva mostrato il desiderio di visitarvi e ve l’ho condotta nella speranza di farvi un piacere – rispose il governatore.
 – Vi ringrazio della vostra cortesia, signore. Sono così rare le distrazioni in questa città e ancora più rare le visite!… Ilrajah Brooke ha torto a lasciarmi in questo isolamento.
 – Voi lo sapete che ilrajah diffida di voi.
 – Senza ragione, poiché io non ho più partigiani. La saggia amministrazione delrajah Brooke me li ha staccati tutti.
 – Idayachi sì, ma i malesi…
 – Anche quelli, sir Hunton… ma lasciamo la politica, e permettete che vi offra un buon thè.
 – Si dice che voi ne abbiate di veramente eccellente – disse il governatore ridendo.
 – Vero thè fiorito, ve lo assicuro: il mio amico Tai-Sin me ne regala sempre, quando approda a Sedang. Servite il thè – disse poi. Kammamuri fu lesto a passare in una stanza attigua dove si udiva un rumore di chicchere e poco dopo rientrava seguito da un piccolo malese, il quale recava un servizio completo su di un vassoio d’argento.
 Il furbomaharatto versò la deliziosa bevanda e nella chicchera destinata al governatore lasciò cadere una pillola, che subito si sciolse.
 Offrì la prima tazza alla sua padrona, la seconda a sir Hunton e la terza al nipote del sultano, poi ritornò nella stanza vicina. Riempì rapidamente quattro tazze, vi sciolse altrettante pillole, poi disse al piccolo malese:
 – Seguimi col vassoio.
 – Vi sono altri invitati, signore? – chiese il servo.
 – Sì – rispose ilmaharatto con un misterioso sorriso. – Vi è un’altra uscita senza passare per il salotto?
 – Sì.
 – Precedimi.
 Il malese lo fece passare in una terza stanzetta la cui porta metteva sulla via. A pochi passi vegliavano le quattro sentinelle.
 – Giovanotti – disse ilmaharatto muovendo verso di loro. – La mia padrona, la principessa Raibh, vi offre il thè di Hassin. Giù tutto alla sua salute, ed ecco un pugno di rupie che vi prega di accettare.
 I quattro indiani non si fecero pregare due volte. Intascarono sollecitamente le rupie e tracannarono d’un fiato il thè, alla salute della munifica principessa.
 – Buona guardia, giovanotti – disse Kammamuri, ironicamente. Ritornò nel salotto del nipote del sultano. Proprio in quel momento il governatore, vinto dal potente narcotico, rotolava dalla sedia stramazzando pesantemente sui tappeti.
 – Buon riposo- disse ilmaharatto . Ada e Hassin si erano alzati.
 – Morto?…- chiese quest’ultimo con accento selvaggio.
 – No, addormentato – rispose Ada.
 – E non si sveglierà?…
 – Sì, ma fra ventiquattro ore e noi allora saremo molto lontani.
 – Dunque è vero che voi siete venuta qui per rendermi la libertà?…
 – Sì.
 – E per aiutarmi a riacquistare il trono dei miei avi?
 – È vero!
 – Ma per quale motivo?… Che cosa potrò fare io per voi, signora?…
 – Lo saprete più tardi: ora si tratta di fuggire.
 – Sono pronto a seguirvi: ordinate.
 – Avete dei partigiani?
 – Tutti i malesi sono con me!
 – E idayachi ?…
 – Si batteranno sotto le bandiere di Brooke.
 – Conoscete un luogo sicuro dove possiate attendere i vostri partigiani?
 – Sì, ilkampong del mio amico Orango-Tuah.
 – È lontano?
 – Presso la foce del fiume.
 – Andiamo: i cavalli sono pronti.
 – Ma le guardie?
 – Dormono al pari del governatore – disse Kammamuri.
 – Andiamo – ripeté Ada.
 Il giovane principe raccolse le gioie racchiuse in un piccolo forziere, staccò da una parete un fucile e seguì Ada e Kammamuri, dopo aver lanciato un ultimo sguardo sul governatore, il quale russava sonoramente.
 Dinanzi alla porta giacevano i quattro indiani, l’uno sull’altro, profondamente addormentati. Kammamuri prese loro le carabine e le cartucce, poi emise un fischio. Dal bosco vicino uscirono i quattro marinai dello yacht e Bangawadi. Essi conducevano otto cavalli. Kammamuri aiutò la sua padrona a salire su uno dei migliori, poi balzò agilmente in groppa a un altro dicendo: – Al galoppo!…
 Il drappello, guidato dal principe che conosceva la via meglio di Bagawadi, si mise al galoppo seguendo il margine della grande foresta che si estendeva lungo la sponda destra del fiume.

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