La rivincita del Rajah Brooke (terza parte)

 Sandokan con la scimitarra in pugno uscì dalla capanna, attraversò il piazzale del forte ingombro di rottami e di cadaveri, di armi e di palle di cannone, e si fermò presso la barricata sfondata.
 Duecento soldati delrajah erano sbarcati e stavano allineati sulla spiaggia con le armi in mano, pronti a slanciarsi all’assalto. Una scialuppa montata dalrajah Brooke, da lord Guillonk e da dodici marinai si era staccata dal fianco delRealista e si avvicinava rapidamente all’isola.
 – Lui è mio zio – mormorò Sandokan con voce triste.
 Incrociò le braccia sul petto, dopo aver ringuainata la scimitarra, e aspettò tranquillamente i suoi due più acerrimi nemici.
 L’imbarcazione, vigorosamente spinta innanzi, in pochi minuti approdò presso il fortino: James Brooke e lord Guillonk sbarcarono, e, seguiti a breve distanza da un forte drappello di soldati, s’avvicinarono a Sandokan.
 – Chiedete una tregua o vi arrendete? – chiese ilrajah salutando con la sciabola.
 – Mi arrendo, signore – disse il pirata restituendo il saluto. I vostri cannoni ed i vostri uomini hanno domato le tigri di Mompracem.
 – Lo sapevo che avrei finito col vincere la indomabile Tigre della Malesia – disse. – Signore, io vi arresto.
 Sandokan, che fino allora non si era mosso, nell’udire quelle parole rialzò fieramente la testa, gettando sulrajah uno sguardo che lo fece fremere.
 -Rajah Brooke – disse con voce sibilante. – Ho dietro di me cinque tigri di Mompracem, cinque sole, ma capaci di sostenere ancora una lotta contro tutti i vostri soldati. Ho dietro di me cinque uomini capaci di scagliarsi ad un mio cenno contro di voi e di stendervi a terra senza vita. Mi arresterete quando a quegli uomini avrò dato l’ordine di deporre le armi.
 – Non vi arrendete?
 – Mi arrendo, ma ad un patto.
 – Signore, vi faccio notare che le mie truppe son già sbarcate; che voi siete in sei e noi duecentocinquanta; vi faccio notare che basta un mio cenno per farvi fucilare. Mi sembra strano che la Tigre della Malesia vinta voglia dettare ancora delle condizioni.
 – La Tigre della Malesia non è ancora vinta,rajah Brooke disse Sandokan con fierezza. – Ho ancora la mia scimitarra e il miokriss .
 – Devo comandare l’assalto?
 – Quando vi avrò detto ciò che io chiedo.
 – Parlate.
 -Rajah Brooke, io, il capitano Yanez de Gomera e idayachi Tanauduriam a Sambigliong, tutti appartenenti alla banda di Mompracem, ci arrendiamo alle seguenti condizioni:
 «Che ci si giudichi alla Corte Suprema di Calcutta e che si accordi ampia libertà di andarsene dove meglio crederanno a Tremal-Naik, al suo servo Kammamuri e a miss Ada Corishant!…»
 – Ada Corishant! Ada Corishant! – esclamò lord Guillonk, slanciandosi verso Sandokan.
 – Sì, Ada Corishant – rispose Sandokan.
 – È impossibile che sia qui!
 – E perché, milord?
 – Perché ella fu rapita daithugs indiani e non se ne udì più parlare.
 – Eppure è in questo forte, milord.
 – Lord James – disse ilrajah . – Avete conosciuto miss Ada Corishant?
 – Sì, Altezza – rispose il vecchio lord. – La conobbi pochi mesi prima che fosse rapita dai settari di Kalì.
 – Vedendola, la riconoscereste?
 – Sì, e sono certo che anch’ella mi riconoscerebbe, quantunque siano trascorsi da quell’epoca funesta ben cinque anni.
 – Ebbene, signori, seguitemi – disse Sandokan.
 Fece loro varcare la palizzata e li condusse nella gran capanna, in mezzo alla quale stavano, riuniti attorno allavergine della pagoda , coi fucili in mano e ilkriss fra le labbra, Yanez, Tremal-Naik, Kammamuri, Tanauduriam e Sambigliong.
 Sandokan prese Ada per mano e, presentandola al lord, gli disse:
 – La riconoscete?
 Due grida gli risposero:
 – Ada!
 – Lord James!
 Poi il vecchio e la giovanetta si abbracciarono con effusione, baciandosi. Entrambi si erano riconosciuti.
 – Signore – disse ilrajah volgendosi verso Sandokan, – come mai miss Ada Corishant si trova nelle vostre mani?
 – Ve lo dirà ella stessa – rispose Sandokan.
 – Sì, sì, voglio saperlo! – esclamò lord James che continuava ad abbracciare e baciare la giovanetta, piangendo di gioia. – Voglio sapere tutto.
 – Narrategli tutto, dunque, miss Ada – disse Sandokan.
 La giovanetta non se lo fece ripetere e narrò brevemente al lord e alrajah la sua storia, che i lettori già conoscono.
 – Lord James – diss’ella, quando ebbe finito – la mia salvezza la devo a Tremal-Naik e a Kammamuri; la mia felicità alla Tigre della Malesia. Abbracciate questi uomini, milord.
 Lord James si avvicinò a Sandokan che, con le braccia incrociate sul petto e il volto lievemente alterato, guardava i suoi compagni.
 – Sandokan – disse il vecchio con voce commossa. – Mi avete rapito mia nipote, ma mi ridonate un’altra donna che io amavo quanto l’altra. Vi perdono; abbracciatemi, nipote, abbracciatemi!…
 La Tigre della Malesia si precipitò nelle braccia del vecchio e quegli accaniti nemici, dopo tanti anni, si baciarono in viso.
 Quando si separarono, grosse lacrime cadevano dagli occhi del vecchio lord.
 – È vero che tua moglie è morta? – chiese egli con voce rotta.
 A quella domanda la faccia della Tigre della Malesia si alterò spaventevolmente. Chiuse gli occhi, se li coprì con le dita contratte e mandò un rauco gemito.
 – Sì, è morta – disse la Tigre con un gemito straziante.
 – Povera Marianna! Povera nipote!
 – Tacete, tacete – mormorò Sandokan.
 Un singhiozzo soffocò la sua voce. La Tigre della Malesia piangeva! Yanez si avvicinò all’amico e, mettendogli una mano sulla spalla:
 – Coraggio, fratellino mio – gli disse. – Dinanzi allo sterminatore dei pirati, la Tigre della Malesia non deve mostrarsi debole. –
 Sandokan si terse quasi con rabbia le lacrime e rialzò il capo con fiero gesto.
 -Rajah Brooke, sono a vostra disposizione. Io e i miei compagni ci arrendiamo.
 – Quali sono questi vostri compagni? – chiese ilrajah con la fronte abbuiata.
 – Yanez, Tanauduriam e Sambigliong.
 – E Tremal-Naik?
 – Come!… Voi osereste…
 – Io non oso nulla – disse James Brooke. – Obbedisco e niente più.
 – Che cosa volete dire?
 – Che Tremal-Naik rimarrà prigioniero al pari di voi.
 – Altezza!… – esclamò lord Guillonk. – Altezza!…
 – Mi rincresce per voi, milord, ma non sta a me accordare la libertà a Tremal-Naik. Io l’ho avuto in consegna e devo restituirlo alle autorità inglesi, le quali non mancheranno di reclamarlo.
 – Ma voi avete udito tutta la storia di questo mio nuovo nipote.
 – È vero, ma non posso trasgredire gli ordini ricevuti dalle autorità Anglo-Indiane. A giorni un vascello di deportati toccherà Sarawak ed io dovrò consegnarlo a quel comandante.
 – Signore!… – esclamò Tremal-Naik con voce rotta – voi non permetterete che mi separino dalla mia Ada e che mi conducano a Norfolk.
 -Rajah Brooke – disse Sandokan, – voi commettete una infamia.
 – No, obbedisco – rispose ilrajah . – Lord Guillonk potrà recarsi a Calcutta, spiegare le arti codarde deithugs e fargli ottenere la grazia ed io prometto, da parte mia, di appoggiarlo.
 Ada, che fino allora era rimasta muta, oppressa da un’angoscia mortale, si fece innanzi:
 -Rajah – diss’ella con voce commovente, volete dunque che ritorni pazza?…
 – Riavrete presto il fidanzato, miss. Le autorità Anglo-Indiane rivedranno il processo e non indugeranno a rimettere in libertà Tremal-Naik.
 – Allora lasciate che m’imbarchi con lui.
 – Voi!… Eh via!… Scherzate, miss?…
 – Voglio seguirlo.
 – Su di un vascello di forzati!… In una simile bolgia infernale!…
 – Vi dico che voglio seguirlo – ripeté ella con esaltazione. James Brooke la guardò con una certa sorpresa. Pareva che fosse impressionato della suprema energia di quella giovanetta.
 – Rispondetemi – disse Ada, vedendo che rimaneva muto.
 – È impossibile, miss – disse poi. – Il comandante della nave non vi accetterebbe. Sarà meglio per voi che seguiate vostro zio in India per ottenere la grazia del vostro fidanzato. La vostra testimonianza basterà per fargli rendere la libertà.
 – È vero, Ada – disse lord Guillonk. – Seguendo Tremal-Naik io rimarrei solo e mi mancherebbe il testimonio principale per salvare il tuo fidanzato.
 – Ma volete che l’abbandoni ancora!… – esclamò ella scoppiando in singhiozzi.
 – Ada!… – disse Tremal-Naik.
 – Altezza – disse Sandokan avanzandosi verso ilrajah . – Mi accorderete cinque minuti di libertà!
 – Che cosa volete fare? – chiese James Brooke.
 – Voglio persuadere miss Ada a seguire lord James.
 – Fate pure.
 – Ma la vostra presenza non è necessaria: voglio parlare libero, senza che altri odano.
 Uscì dalla semi-diroccata capanna e condusse i suoi amici nella cinta del forte.
 – Vi accordo ciò che chiedete. Vi acerto però, che se sperate di fuggire v’ingannate, perchè la baia è tutta circondata.
 – Lo so. Seguitemi, amici. –
 – Ascoltatemi, amici – diss’egli. – Io possiedo ancora tali mezzi da far impallidire ilrajah se potesse conoscerli. Miss Ada, lord James…
 – Non lord James, chiamatemi zio, Sandokan – osservò l’inglese.- Siete pur voi mio nipote.
 – È vero, zio mio – disse la Tigre con voce commossa. – Miss Ada, non insistete oltre e rinunciate all’idea di seguire il vostro fidanzato all’isola di Norfolk. Cerchiamo invece di ottenere dalrajah che trattenga in Sarawak Tremal-Naik fino a che le autorità di Calcutta avranno riveduto il processo e deciso della sua sorte.
 – Ma sarà una lunga separazione – disse Ada.
 – No, miss, sarà breve, ve l’assicuro. Cerco di ottenere ciò dalrajah per guadagnare tempo.
 – Cosa volete dire? – chiesero Tremal-Naik e lord Guillonk.
 Un sorriso sfiorò le labbra di Sandokan.
 – Ah! – diss’egli. – Credete che io ignori la sorte che mi attenderebbe anche a Calcutta?… Gli inglesi mi odiano ed ho fatto loro una guerra troppo aspra e feroce per sperare che mi lascino la vita. Voglio ancora essere libero, scorrere il mare e rivedere la mia selvaggia Mompracem.
 – Ma che cosa vuoi fare? Su chi speri? – chiese lord Guillonk.
 – Sul nipote di Muda-Hassin.
 – Del sultano spodestato da Brooke? – chiese lord James.
 – Sì, zio. Io so che sta congiurando per riacquistare il trono e che mina, lentamente ma incessantemente, la potenza di Brooke.
 – Che cosa possiamo fare? – chiese Ada. – A voi devo la mia salvezza e dovrò la libertà di Tremal-Naik.
 – Andare a trovare quell’uomo e dire a lui che le tigri di Mompracem sono pronte ad aiutarlo. I miei pirati sbarcheranno qui, si porranno alla testa degli insorti e verranno ad assalire prima di tutto la nostra prigione.
 – Ma io sono inglese, nipote – disse il lord.
 – E nulla esigo da voi, zio mio. Voi non potete cospirare contro un compatriota.
 – Ma chi agirà?
 – Miss Ada e Kammamuri.
 – Oh, sì, signore – disse la giovanetta. – Parlate. Che cosa devo fare?
 Sandokan si slacciò la casacca e trasse dalla fascia che teneva sopra la camicia di seta una borsa rigonfia.
 – Vi recherete dal nipote di Muda-Hassin e gli direte che Sandokan, la Tigre della Malesia, gli regala questi diamanti, che valgono due milioni, per affrettare la rivolta.
 – E io che cosa devo fare? – chiese Kammamuri. Sandokan si levò un anello, d’una forma speciale, adorno d’un grosso smeraldo e glielo porse dicendogli:
 – Tu andrai a Mompracem e farai vedere ai miei pirati questo anello, dirai loro che io sono prigioniero e che si imbarchino per aiutare l’insurrezione del nipote di Muda-Hassin. Ritorniamo: ilrajah è sospettoso.
 Rientrarono nella capanna diroccata dove Brooke li aspettava, circondato dai suoi ufficiali che erano già sbarcati.
 – Ebbene? – chiese brevemente.
 – Ada rinuncia all’idea di seguire il fidanzato, a condizione che voi, Altezza, tratteniate prigioniero in Sarawak Tremal-Naik fino a che la Corte di Calcutta avrà riveduto il processo disse il lord.
 – Sia – disse Brooke dopo alcuni istanti di riflessione.
 Allora Sandokan si avanzò e, gettando a terra la scimitarra e ilkriss , disse:
 – Sono vostro prigioniero.
 Yanez, Tanauduriam e Sambigliong gettarono pure le loro armi.
 Lord James, con gli occhi umidi, si gettò fra ilrajah e Sandokan.
 – Altezza – disse, – che cosa farete di mio nipote?
 – Gli accordo ciò che mi ha chiesto.
 – Cioè?
 – Lo manderò in India. La Corte Suprema di Calcutta s’incaricherà di giudicarlo.
 – E quando partirà?
 – Fra quaranta giorni, col postale proveniente da Labuan.
 – Altezza… è mio nipote, ed io ho cooperato alla sua cattura.
 – Lo so milord.
 – Ha salvato Ada Corishant, Altezza.
 – Lo so, ma nulla può fare colui che si chiamalo sterminatore dei pirati .
 – E se mio nipote vi promettesse di lasciare per sempre questi mari?… E se mio nipote vi giurasse di non rivedere più Mompracem?
 – Fermatevi, zio – disse Sandokan. – Né io né i miei compagni abbiamo paura della giustizia umana. Quando l’ultima ora sarà suonata, le tigri di Mompracem sapranno morire da forti. –
 S’avvicinò al vecchio lord che piangeva in silenzio e lo abbracciò, mentre Tremal-Naik abbracciava Ada.
 – Addio, signora – disse poi, stringendo la mano alla giovanetta che singhiozzava. – Sperate!…
 Si volse verso ilrajah che lo attendeva presso la porta e, alzando fieramente il capo, gli disse:
 – Sono ai vostri ordini, Altezza.
 I quattro pirati e Tremal-Naik uscirono dal fortino e presero posto nelle imbarcazioni. Quando queste presero il largo dirigendosi verso ilRealista , volsero gli sguardi verso l’isolotto.
 Sulla porta del recinto stava il lord con Ada a destra e Kammamuri a sinistra. Tutti e tre piangevano.
 – Povero zio, povera miss – esclamò Sandokan, sospirando. – Fatalità!… Fatalità!… Ma la separazione sarà breve, e tu, James Brooke, perderai il trono!…

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