Narcotici e veleni (seconda parte)

 – Avanti – risposero le due sentinelle.
 Erano due pirati di Mompracem armati fino ai denti. Vedendo Yanez, mandarono grida di gioia.
 – Capitano Yanez! – gridarono, correndogli incontro.
 – Buon giorno, ragazzi – disse il portoghese.
 – Vi credevamo morto, capitano.
 – Le tigri di Mompracem hanno la pelle dura; dov’è Sandokan?
 – A trecento passi da qui.
 – Fate buona guardia, amici. Vi sono delle spie delrajah nel bosco.
 – Lo sappiamo.
 – Bravi, tigrotti.
 Il portoghese e ilmaharatto raddoppiarono il passo e ben presto giunsero all’accampamento piantato presso unkampong in rovina. Del villaggio, che un tempo doveva essere stato abbastanza grosso, non rimaneva intatta che una sola capanna di foglie dinipa , posta sopra pali alti più di trenta piedi, fuori di portata dagli assalti delle tigri e anche dagli assalti degli uomini.
 I pirati però stavano ricostruendo altre capanne e piantando solide palizzate per mettersi al coperto e, nel caso di un attacco improvviso da parte delle truppe delrajah di Sarawak, poter resistere.
 – Dov’è Sandokan? – chiese Yanez, entrando nell’accampamento accolto dalle grida di gioia di tutta la banda.
 – Lassù, nella capanna aerea – risposero i pirati. – Avete incontrato i soldati delrajah , capitano Yanez?
 – Ciò che ho detto alle sentinelle lo dirò anche a voi, tigrotti- disse il portoghese. – State in guardia: vi sono delle spie delrajah nel bosco. Ne ho vista più di una.
 – Che si mostrino! – gridò un malese, impugnando un pesantissimoparang ilang con la punta fatta a doccia. – I tigrotti di Mompracem non temono i cani delrajah .
 – Capitano Yanez – disse un altro, – se incontrate una di quelle spie, ditele che siamo accampati qui. Sono cinque giorni che non combattiamo e le nostre armi cominciano ad arrugginire.
 – Fra poco, ragazzi, avrete da lavorare – rispose Yanez. – M’incarico io di mandarvi della gente.
 – Viva il capitano Yanez! – urlarono i tigrotti.
 – Ehi! fratello mio! – gridò una voce che veniva dall’alto.
 Il portoghese alzò gli occhi e vide Sandokan ritto sulla piccola piattaforma della capanna aerea.
 – Che cosa fai lassù? – gridò il portoghese, ridendo. – Mi sembri un piccione appollaiato su di un albero.
 – Sali Yanez. Tu hai qualche cosa d’importante da dirmi
 – Certo. –
 Il portoghese si slanciò verso una lunga pertica che presentava delle tacche e con sorprendente agilità giunse sulla piattaforma della capanna, ma qui si trovò piuttosto imbarazzato. Il suolo era formato da bambù, distanti l’uno dall’altro un buon palmo, e i piedi del povero Yanez non riuscivano a trovare uno stabile appoggio.
 – Ma questa è una trappola! – esclamò.
 – Costruzione dayaca, fratello mio – disse Sandokan ridendo.
 – Ma che piedi hanno quei selvaggi?
 – Forse più piccoli dei nostri. Un po’ di equilibrio, diamine!
 Il portoghese, traballando e saltando di trave in trave, giunse nella capanna.
 Era discretamente vasta, divisa in tre camerette di cinque piedi di altezza e altrettanti di larghezza, col pavimento pure formato da bambù lontani l’uno dall’altro parecchi centimetri, ma coperto da stuoie.
 – Che cosa mi rechi? – chiese Sandokan.
 – Molte novità, fratello mio – rispose Yanez sedendosi. – Ma dimmi, innanzitutto, dov’è la povera Ada, che non ho veduta nel campo?
 – Questo luogo non è molto sicuro, Yanez. Le guardie delrajah possono assalirci da un istante all’altro.
 – Comprendo, fratello mio; tu l’hai nascosta in qualche luogo.
 – Sì, Yanez. L’ho fatta condurre verso la costa.
 – Chi ha con sé?
 – Due uomini che mi sono fedelissimi.
 – È ancora pazza?
 – Sì, Yanez.
 – Povera Ada!
 – Guarirà, te lo assicuro.
 – In qual modo?
 – Quando si troverà dinanzi a Tremal-Naik proverà una scossa così forte che riacquisterà la ragione.
 – Lo credi?
 – Lo credo, anzi ne sono certo.
 – Possano le tue speranze avverarsi.
 – Dimmi ora, Yanez, che cos’hai fatto a Sarawak in questi giorni?
 – Molte cose. Sono diventato amico delrajah .
 – E come?
 Il portoghese in poche parole lo informò di quello che aveva fatto, gli narrò ciò che gli era accaduto e ciò che aveva udito. Sandokan lo ascoltò attentamente, senza interromperlo, ora sorridente e ora pensieroso.

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