Nel cimitero (terza parte)

 Sambigliong con i suoi uomini andò ad imboscarsi nella macchia di destra; Tanauduriam cogli altri in quella di sinistra. La Tigre della Malesia s’inginocchiò dietro al muricciuolo, circondato dagli altri, e Aïer-Duk coi compagni si mise presso Tremal-Naik fingendo di scavare la terra.
 Era tempo. Una doppia fila d’indiani sbucava allora nella prateria preceduta da un uomo vestito di tela bianca. Si avanzavano in silenzio, coi fucili in mano, pronti ad assalire.
 – Kammamuri – disse Sandokan che spiava la banda nemica, vedi chi è quell’uomo vestito di bianco?
 – S’, capitano.
 – Sapresti dirmi chi è?
 Ilmaharatto aggrottò le ciglia e guardò con estrema attenzione.
 – Capitano – disse con una certa commozione, – scommetterei che quell’uomo è ilrajah Brooke.
 – Lui… lui… – esclamò la Tigre con accento d’odio. – Lui viene a sfidarmi!…Rajah Brooke, sei perduto!
 – Volete ucciderlo!
 – Il mio primo colpo di fucile sarà per lui.
 – Non lo farete, capitano.
 La Tigre della Malesia si volse verso Kammamuri mostrando i denti.
 – Capitano, Yanez è forse prigioniero.
 – È vero.
 – Se noi c’impadronissimo delrajah , non sarebbe meglio?
 – Ti comprendo. Tu vorresti fare uno scambio.
 – Sì, capitano.
 – L’idea è eccellente, Kammamuri. Ma io odio quell’uomo che tanto male ha fatto ai pirati malesi.
 – Yanez vale più delrajah .
 – Hai ragione,maharatto . Sì, Yanez è prigioniero, il cuore me lo dice.
 – Dunque? Chi si incaricherà di prenderlo?
 – Noi due. Zitto ora e attenti al segnale.
 Gl’indiani erano giunti a quattrocento metri dal cimitero. Temendo di venire scoperti da Aïer-Duk, che continuava a scavare imitato dai suoi tre compagni, si erano gettati a terra e avanzavano strisciando.
 – Ancora dieci passi – mormorò Sandokan, tormentando la batteria della sua carabina, – poi vi farò vedere come si batte la Tigre della Malesia in mezzo ai tigrotti di Mompracem.
 Ma gli indiani, invece di continuare ad avanzarsi, ad un cenno delrajah si erano fermati volgendo gli sguardi verso le macchie che circondavano la prateria.
 Senza dubbio sospettavano un agguato.
 Dopo alcuni minuti si allargarono, formando una specie di semicerchio, e ripresero, ma con maggior prudenza, la marcia in avanti.
 Ad un certo momento Sandokan, che era inginocchiato dietro al muricciuolo, si alzò. Puntò la carabina, mirò alcuni secondi, poi premette il grilletto. Un colpo rintronò turbando il profondo silenzio che regnava nel cimitero. Un indiano, il capofila, cadeva all’indietro con una palla in fronte.

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