Il ciclone (seconda parte)

Ilcoomareah ormai era scomparso assieme al suocornac che gli si era lanciato dietro; l’altro, ilmerghee , giaceva ancora in mezzo nell’accampamento, colla testa nascosta fra le zampe, in una posa però che non sembrava piú naturale.

– E Surama? – esclamò ad un tratto Yanez, mentre si preparavano a raggiungere il campo, dove speravano di trovare ancora un rifugio.

– Sarà rimasta presso l’elefante, -rispose Sandokan. – Io non l’ho veduta uscire dalla tenda.

– Gambe, signori, – disse il luogotenente. – Non lasciamoci cogliere qui dalle raffiche. Dietro all’elefante ci troveremo meglio riparati.

– E l’altro?

– Non preoccupartene, Yanez, – disse Tremal-Naik. – Quando l’uragano sarà passato lo vedremo ritornare assieme al suocornac .

– Ed ai nostri uomini, spero, – aggiunse Sandokan. – Dove si saranno rifugiati costoro che non si scorgono piú?

– Affrettiamoci, signori, – disse il luogotenente.

Stavano per mettersi in corsa, quando fra i sibili del vento e lo scrosciare dei tuoni, udirono una voce umana a gridare:

– Aiuto,sahib !

Yanez aveva fatto un salto.

– Surama!

– Chi la minaccia? – urlò Tremal-Naik. – Dove è Darma? Punthy!… Punthy!…

Né il cane né la tigre risposero. Forse erano stati travolti anche loro dalla tromba ed avevano trovato qualche altro rifugio.

– Avanti! – gridò Sandokan.

Tutti si erano slanciati verso l’accampamento, essendosi udito il grido di Surama in quella direzione.

Non si poteva distinguere bene ciò che accadeva all’accampamento, in causa dell’oscurità innanzi a tutto, poiché lo spessore enorme delle nubi accumulate in cielo intercettava completamente la luce solare, e poi in causa dei vegetali che volteggiavano in alto ed in basso, spinti, travolti e sbattuti dalle raffiche che si succedevano senza interruzione.

Solamente la massa colossale delmerghee spiccava fra i muricciuoli diroccati dell’antico villaggio.

Sandokan ed i suoi compagni correvano come se avessero le ali ai piedi. Avendo lasciati i loro fucili nellehaudah , avevano impugnati i coltelli da caccia, armi pericolose nelle loro mani, specialmente in quelle dei due pirati, abituati al maneggio del kriss malese.

In meno di cinque minuti giunsero all’accampamento. La seconda tromba d’aria aveva dispersi tutti i bagagli, i sacchi delle provviste, le casse delle munizioni, le tende di ricambio ed aveva perfino rovesciate lehaudah che giacevano col fondo in aria.

Non vi era nessuno: né Surama, né ilcornac , né Darma, né Punthy. Solo l’elefante pareva che sonnecchiasse o che fosse per esalare l’ultimo respiro perché lo si udiva rantolare o per lo meno russare.

– E dov’è quella fanciulla? – si domandò Yanez, girando lo sguardo in tutte le direzioni. – Io non la scorgo in alcun luogo, eppure è stata lei a mandare quel grido.

– Che sia stata sepolta sotto questi ammassi di canne e di foglie? – disse Sandokan.

Il portoghese lanciò tre chiamate tuonanti:

– Surama! Surama! Surama!

Solo i rauchi brontolii dell’elefante risposero.

– Che cos’ha ilmerghee ? – chiese ad un tratto il francese. – Si direbbe che sia moribondo. Non udite come la sua respirazione è sibilante?

– È vero, – rispose Tremal Naik. – Che sia stato ferito da qualche tronco d’albero portato da quella maledetta tromba?

Ne ho veduto piú d’uno volteggiare sulle ali del turbine.

– Andiamo a vedere, – disse Sandokan. – Mi pare che qui sia avvenuto qualche cosa di straordinario.

Mentre il portoghese percorreva i dintorni dell’accampamento, rimuovendo gli ammassi di canne che il vento aveva accumulati in grande quantità e chiamando per nome la povera fanciulla, gli altri s’accostarono all’elefante.

Un grido di furore sfuggí a tutti i petti. Ilmerghee era realmente moribondo e stava per esalare l’estremo respiro e non già in causa di qualche tronco spintogli addosso dalla tromba, bensí per mano colpevole.

Il povero animale aveva ricevuto due orribili ferite nelle gambe posteriori che gli avevano recisi i tendini e dalle quali sfuggiva il sangue in cosí gran copia che tutto il terreno ne era inzuppato.

– L’hanno assassinato! – aveva gridato Tremal-Naik. – Ecco il colpo di spada dei cacciatori d’avorio!

– E chi? – chiese la Tigre della Malesia con voce sibilante.

– Chi? I Thugs, ne sono certo.

– E l’elefante sta per morire, – aggiunse il signor de Lussac. – Esso è perduto; non ha che pochi minuti di vita.

La Tigre della Malesia aveva mandato un vero ruggito.

– Che quei miserabili abbiano approfittato della tromba per piombare sul nostro campo? – chiese.

– Questa è la prova, – rispose Tremal-Naik.

– E come possono essere scampati alla tromba, mentre noi veniamo portati via come fuscelli di paglia?

Tremal-Naik stava per rispondere, quando un grido del francese lo interruppe.

Il signor de Lussac si era precipitato dietro un muricciolo di fango, il solo che aveva resistito e mostrava una pelle dinilgò , urlando.

– Rettili dannati! E noi li avevamo scambiati per animali autentici. Ah!… È troppo!…

Sandokan e Tremal-Naik si erano affrettati a raggiungerlo. Presso l’ufficiale, addossate contro il muricciolo, si scorgevano altre pelli d’animali.

– Capitano Sandokan, – disse il francese, – vi ricordate di quei cinque o seinilgò che avevano cercato rifugio dietro questo muricciolo?

– Erano Thugs camuffati da cervi, – disse la Tigre della Malesia.

– Sí, signore. Vi rammentate come si avanzavano strisciando sul ventre e tenendo le zampe nascoste fra le erbe?

– Sí, signor de Lussac.

– Quei bricconi ci hanno giuocati con un’audacia incredibile.

– E hanno approfittato della tempesta che ci ha scaraventati fuori dal campo, per mutilare l’elefante.

– E rapire Surama, – aggiunse Tremal-Naik. – La fanciulla doveva essere rimasta impigliata fra le corde della tenda.

– Yanez!… – gridò Sandokan. – È inutile che tu cerchi Surama. A quest’ora deve essere ben lontana, ma non disperarti. Noi daremo la caccia ai rapitori.

Il portoghese che in fondo al cuore, quantunque non lo dimostrasse, doveva nutrire una viva affezione per la disgraziata figlia del piccolo rajah assamese, per la prima volta forse in vita sua, perdette la calma.

– Devo ucciderli tutti e guai a loro se torceranno un capello a quella povera fanciulla! Ora sento anch’io di odiare a morte quei mostri.

– Se ci hanno ucciso ilmerghee ci rimane ilcoomareah , – disse Sandokan. – Daremo la caccia a quei banditi senza accordare a loro un momento di tregua.

– Eccolo laggiú anzi che ritorna assieme al suocornac ed ai vostri malesi, – disse il signor de Lussac. – Pare che si sia calmato.

Infatti il colossale elefante s’avvicinava di corsa, portando sulla poderosa groppa non solo il suo guardiano, bensí anche la scorta di Sandokan, la quale dopo un lungo inseguimento era riuscita ad impadronirsi della tenda che il vento doveva aver spinta assai lontana.

Mancavano però ilcornac del morentemerghee , Surama, Darma e anche Punthy.

Che i Thugs avessero potuto uccidere il primo e rapire la seconda si poteva ammetterlo; che avessero affrontati e vinti la terribile tigre ed il grosso cane era un po’ difficile a crederlo.

– Che cosa ne pensi Tremal-Naik dei tuoi animali? – chiese Sandokan.

– Sono certo che torneranno presto, a menoché non abbiano seguiti i Thugs. Tu sai quanto sia intelligente Punthy e quanto odia i settari di Kalí dopo che rimase prigioniero nei sotterranei di Rajmangal, e Darma divide i suoi rancori.

– Che la tigre abbia seguito il cane?

– Non ne dubito. Sono stati allevati insieme e piú volte, quando io cacciavo nelle Sunderbunds, li ho veduti aiutarsi a vicenda e anche…

Un barrito acutissimo, che parve una nota che sfuggisse da un’enorme tromba di bronzo, gli interruppe la frase. Il poveromerghee con uno sforzo disperato si era alzato sulle zampe posteriori, tenendo la proboscide tesa quasi orizzontalmente.

– Muore, – disse il signor de Lussac, con voce commossa. – Vigliacchi! Prendersela con una cosí brava bestia!

L’elefante aspirava affannosamente l’aria ed il suo corpaccio era scosso da tremiti convulsi che gli facevano ballare le immense orecchie.

Sandokan ed i suoi compagni stavano per avvicinarglisi, quando il colosso stramazzò pesantemente, rovesciandosi su un fianco e vomitando dalla proboscide un largo getto di sangue misto a bava.

Nel medesimo istante si udí una voce lamentevole gridare:

– È morto! Siano maledetti quei cani!

Era ilcornac delmerghee che compariva fra gli ammassi di canne e di cespugli strappati dall’uragano, seguito da Darma e da Punthy.

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