Il rapimento di Darma (seconda parte)

La polizia intanto continuava le sue indagini, unitamente a quella francese di Chandernagor, per scoprire i rapitori della bambina e di Ketty.

Fu cosí constatato che quei due dispacci erano stati spediti da un indiano, che prima di allora non era mai stato veduto dagli impiegati dell’ufficio telegrafico di Chandernagor e che parlava malissimo il francese. Poi che i due bramini che erano saliti con me, eran scesi alla stazione ferroviaria di quella città sorreggendo una donna che pareva fosse stata colpita da un grave malore e portando in braccio una bambina bionda.

Il giorno seguente la nutrice era stata trovata morta in mezzo a un bosco di banani, con un fazzoletto di seta nera stretto al collo.

I Thugs l’avevano strangolata!

– Miserabili! – esclamò Yanez, stringendo i pugni.

– Ciò però non prova che siano stati i Thugs di Suyodhana a rapire la piccola Darma, – osservò Sandokan. – Possono essere stati dei banditi volgari che…

– No, signore, – disse il maharatto, interrompendolo. – Sono i Thugs di Suyodhana che hanno fatto il colpo perché una settimana dopo il mio padrone trovò nella sua stanza una freccia, che doveva essere stata scagliata dalla strada, la cui punta era formata da un piccolo serpente colla testa di donna, l’emblema dei settari della mostruosa Kalí.

– Ah! – esclamò Sandokan, aggrottando la fronte.

– E non è tutto, – prosegui Kammamuri. – Un mattino trovammo sulla porta della nostra abitazione un foglietto di carta con sopra dipinto l’emblema dei Thugs, sormontato da due pugnali incrociati fra un S.

– La firma di Suyodhana? – chiese Yanez.

– Sí, – rispose il maharatto.

– La polizia inglese non ha scoperto nulla?

– Ha proseguite le indagini per qualche settimana ancora, poi lasciò morire la cosa. Sembra che non desideri troppo imbarazzarsi coi Thugs.

– Non ha fatto ricerche nelle Sunderbunds? – chiese Sandokan.

– Si è rifiutata, col pretesto che non poteva disporre di uomini per organizzare una spedizione abbastanza forte per assicurare un buon successo.

– Non ha piú soldati dunque il governo del Bengala? – chiese Sandokan.

– Il governo anglo-indiano in questo momento è troppo occupato per pensare ai Thugs. L’insurrezione si allarga sempre piú, e minaccia di travolgere tutti i possedimenti inglesi dell’India.

– Ah! Vi è stata un’insurrezione in India? – chiese Yanez.

– E diventa di giorno in giorno piú terribile, signore. I reggimenti deicipayes si sono rivoltati in piú luoghi, a Merut, a Delhi, a Lucknow, a Cawnpore e dopo d’aver fucilato i loro ufficiali accorrono sotto le bandiere di Tantia Topi e della bella e coraggiosa Rani.

– Ebbene, – disse Sandokan, alzandosi e facendo un giro attorno alla tavola con una certa agitazione, – giacché né la polizia, né il governo del Bengala possono occuparsi dei Thugs in questo momento, ci penseremo noi, è vero, Yanez?

Abbiamo cinquanta uomini, cinquanta pirati, scelti fra i piú valorosi di Mompracem, che non temono né i Thugs, né Kalí, armi di buona portata, una nave che può sfidare anche le cannoniere inglesi e dei milioni da gettar via.

Con tuttociò si può sfidare la potenza dei Thugs e dare a quel mostro di Suyodhana un colpo mortale.

La Tigre dell’India alle prese con la Tigre della Malesia! Ci sarà da divertirsi.

Vuotò il bicchiere colmo di quel delizioso liquore, stette un momento immobile cogli occhi fissi sul fondo della tazza, poi, girando bruscamente su se stesso e guardando il maharatto, chiese:

– Tremal-Naik crede che i Thugs siano tornati nei loro misteriosi sotterranei di Rajmangal?

– Ne ha la convinzione, – rispose Kammamuri.

– Dunque la piccola Darma deve essere stata condotta là?

– Certo, signor Sandokan.

– Tu conosci Rajmangal?

– E anche i sotterranei. Vi dissi già che rimasi per sei mesi prigioniero dei Thugs.

– Sí, me ne ricordo. Sono vasti quei sotterranei?

– Immensi, signore, e si estendono sotto tutta l’isola.

– Sotto mi hai detto! Ecco una bella occasione per affogare là dentro tutte quelle canaglie.

– E la piccola Darma?

– Li affogheremo piú tardi, quando saremo riusciti a strappare a loro la piccola, mio bravo Kammamuri.

– Da quale parte si discende in quei sotterranei?.

– Da un foro aperto nel tronco principale d’un immenso banian.

– Ebbene, andremo a visitare le Sunderbunds, – disse Sandokan. – Mio caro Suyodhana, avrai ben presto notizie di Tremal-Naik e della Tigre della Malesia.

In quel momento si udirono un fragor di catene e un tonfo, poi dei comandi, quindi si sentí una scossa piuttosto brusca.

– Hanno gettato le ancore, – disse Yanez, alzandosi. – Saliamo, Sandokan.

Vuotarono le tazze e rimontarono sulla tolda.

La notte era scesa già da un paio d’ore, avvolgendo le pagode della città nera e i campanili, le cupole ed i grandiosi palazzi della città bianca, ma miriadi di fanali e di lumi scintillavano lungo le ampie gettate, nello Strand e nei superbisquares che sono annoverati tra i piú belli del mondo.

Sul fiume, che in quel luogo era largo piú d’un chilometro, un numero infinito di navi a vapore ed a vela, provenienti da tutte le parti del mondo, ondulavano sulle loro ancore, coi fanali regolamentari accesi.

LaMarianna si era ancorata verso gli ultimi bastioni del forte William, la cui massa imponente giganteggiava fra le tenebre.

Sandokan si assicurò se le ancore avevano preso buon fondo, fece abbassare le immense vele che sfioravano legrab vicine poi ordinò di calare la bandiera.

– È quasi mezzanotte, – disse a Kammamuri. – Possiamo recarci dal tuo padrone?

– Sí, ma vi consiglierei di indossare un costume meno vistoso per non allarmare le spie dei Thugs. Io ed il mio padrone abbiamo la certezza di essere sorvegliati dai banditi di Suyodhana.

– Ci vestiremo da indiani, – rispose Sandokan.

– E meglio ancora dasudra – disse Kammamuri.

– Che cosa sono questi?

– Servi, signore.

– L’idea è buona. Le vesti non mancano a bordo; vieni ad acconciarci in modo da poter ingannare le spie e cominciamo la nostra campagna.

– Se la Tigre dell’India è furba, quella della Malesia non lo sarà meno.Vieni, Yanez.

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