La scomparsa della Bajadera (prima parte)

Ilcornac tornava all’accampamento in uno stato deplorevole e pareva che avesse fatta una lunga corsa.

Era infangato dai piedi alla testa, le sue vesti erano strappate in dieci parti, aveva perduto il turbantino e la fascia che gli sorreggeva ildubgah e le sue gambe nude sanguinavano fino sopra il ginocchio.

Aveva però in mano il suo uncino di cui si serviva per guidare ilmerghee , arma sufficiente per spaccare il cranio ad un uomo. Vedendolo comparire, tutti gli si erano precipitati incontro, soffocandolo di domande.

Il povero diavolo però, che respirava affannosamente, non rispondeva che con gesti disperati, accennando ora l’elefante ed ora la jungla.

– Bevi un sorso, – disse Sandokan che teneva ancora a fianco la sua fiaschetta ripiena di cognac. – Prendi lena e narra tutto senza perdere tempo. Che cosa è accaduto qui? Chi ha ucciso ilmerghee ? E la fanciulla?

Ilcornac bevette avidamente alcune sorsate, poi con voce ancora rotta per l’emozione e per la lunga corsa, disse:

– I Thugs… erano là… nascosti dietro quel muricciolo… con indosso delle pelli dinilgò … i miserabili… aspettavano il momento per piombarci addosso.

– Adagio, – disse Sandokan. – Spiegati meglio. Per quanto fuggano noi li raggiungeremo colcoomareah , quindi abbiamo tempo.

– La tremenda raffica che ci ha investiti, mi aveva spinto a due o trecento passi dal mio elefante, scaraventandomi in mezzo ad un cespuglio dimindi che attutí l’urto della mia caduta.

Mi ero appena rimesso in piedi e stavo per accorrere in vostro aiuto, quando udii nel campo delle grida di donna che invocavano soccorso.

Supponendo che la fanciulla si trovasse in pericolo, non vedendo piú voi, mi diressi da quella parte.

Prima che vi potessi giungere vidi cinque animali, cinquenilgò , alzarsi dietro un muricciolo di fango, gettare in aria le pelli… e comparire invece uomini, nudi come vermi, che avevano attorno le reni il laccio degli strangolatori.

Due di loro che erano armati di larghe sciabole, si scagliarono contro il mio povero elefante, tagliandogli con due poderosi colpi i tendini delle zampe posteriori; gli altri invece si gettarono fra lehaudah che il vento aveva rovesciate e fra le quali si trovava Surama che il corpaccio delmerghee aveva protetto contro la furia della tromba. Afferrarla, legarla con due lacci e portarla via fu l’affare d’un solo momento. La disgraziata non aveva avuto che il tempo di gridare: “Aiuto,sahib !”.

– Lo abbiamo udito quel grido, – disse Yanez. – È me che chiamava. E poi?

– Mi sono slanciato sulle tracce dei fuggiaschi, chiamando disperatamente il cane e la tigre che avevo veduto ruzzolare fra le canne ed i rami dalla parte dell’accampamento e cadere insieme. Il primo fu pronto ad accorrere alle mie chiamate, ma ormai i Thugs, che fuggivano come antilopi, erano scomparsi fra il caos di vegetali.

Nondimeno continuai ad inseguirli preceduto dal cane e seguito poco dopo dalla tigre.

Tutto fu inutile. La terra inzuppata non permetteva piú a Punthy di fiutare le orme dei Thugs.

– Quale direzione hanno presa? – chiese Sandokan.

– Fuggivano verso il sud.

– Credi tu, Tremal-Naik, che abbiano riconosciuto in Surama una delle loro bajadere?

– Non ne dubito, – rispose il bengalese. – Diversamente non avrebbero esitato a strangolarla per offrire una vittima di piú alla loro mostruosa divinità.

– Allora fra quei Thugs vi doveva essere qualcuno che la conosceva.

– Io ritengo che quegli uomini ci seguano dalla sera in cui noi assistemmo alla festa del fuoco.

– Eppure noi abbiamo prese tutte le precauzioni per non venire spiati.

– Mi viene un sospetto, – disse Yanez.

– Quale?

– Che qualcuno o piú uomini che facevano parte dell’equipaggio dellegrab , abbiano preso terra contemporaneamente a noi e che non ci abbiano piú lasciati.

Diversamente come si spiegherebbe questo ostinato inseguimento?

– Io credo che tu abbia piú ragione di noi, – disse Sandokan. Stette un momento silenzioso, poi disse:

– Il ciclone accenna a calmarsi e le raffiche diminuiscono rapidamente. Organizziamo la caccia ai rapitori.Cornac , può portarci tutti il tuo elefante?

– È impossibile, signore.

– Vuoi un consiglio, Sandokan? – chiese Tremal-Naik.

– Parla.

– Dividiamo il nostro drappello.

Noi daremo la caccia a quei bricconi colcoomareah , mentre i tuoi malesi ci raggiungeranno sulle rive del canale di Raimatla.

– E chi li condurrà?

– Ilcornac delmerghee che conosce le Sunderbunds quanto me.

– È vero,sahib , – rispose ilcornac .

– Affideremo anche a loro Darma e Punthy che non potrebbero seguirci.

– Sí, – disse Sandokan. – Noi siamo in numero sufficiente per affrontare i rapitori. E poi mi preme mettermi a contatto cogli uomini dellaMarianna .

– Una parola ancora, amico mio. Il canale di Raimatla è lungo ed è necessario che i tuoi uomini ci trovino subito, onde non farci perdere del tempo che può diventare per noi preziosissimo.Cornac , hai udito parlare della vecchia torre di Barrekporre?

– Sí,sahib , – rispose il conduttore d’elefanti. – Vi sono stato una volta per tre giorni, per non venire divorato dalle tigri.

– È là che noi ti aspetteremo. Si trova quasi di fronte alla punta settentrionale di Raimatla, sul margine estremo della jungla.

– Condurrò là i tuoi uomini, in quattro o cinque giorni noi vi giungeremo.

– Fa’ mettere l’haudahalcoomareah .

I duecornac , aiutati dai malesi, bardarono l’elefante che era ridiventato docilissimo, assicurando la cassa con catene e larghe cinghie d’una solidità a tutta prova, poi caricarono i bagagli e le cassette delle munizioni.

Yanez, Sandokan, Tremal-Naik ed il francese presero posto nell’haudahed ilcoomareah ad un fischio del suo conduttore partí al trotto, dirigendosi verso oriente, ossia nella direzione presa dai rapitori di Surama.

Il ciclone dopo quelle tre o quattro raffiche poderose, che avevano sconvolta la jungla, devastandola completamente, si era calmato.

Quei perturbamenti atmosferici, se sono d’una violenza inaudita, come abbiamo già detto, hanno una durata brevissima, talvolta di pochi minuti.

Le masse di vapore cominciavano a lacerarsi qua e là e fuggivano verso il golfo del Bengala. L’oscurità si diradava e attraverso gli strappi delle nuvole scendevano dei raggi di sole, producendo uno strano effetto.

La jungla però si era tramutata in un caos di vegetali ammucchiati qua e là capricciosamente. Vi erano ammassi di bambú alti parecchi metri, che l’elefante era costretto a girare; tronchi atterrati, enormi cumuli di foglie ed anche un gran numero di animali morti, specialmente cervi,axis enilgò .

Il suolo poi si era cosí inzuppato d’acqua da tramutare la jungla in un immenso pantano, entro cui talvolta ilcoomareah sprofondava fino al ventre, imprimendo all’haudahdelle scosse cosí brusche, da obbligare i cacciatori a tenersi bene stretti alle corde per non venire sbalzati fuori.

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