Le confessioni del Manti (seconda parte)

Tremal-Naik attese qualche minuto onde riprendesse fiato, poi riprese:

– Ti avverto che tu rimarrai nelle nostre mani, finché noi avremo le prove di non essere stati da te ingannati. Se avrai detto la verità, un giorno tu sarai libero e anche largamente ricompensato delle due delazioni; se avrai mentito non risparmieremo la tua vita e ti faremo soffrire torture spaventevoli.

Ilmanti lo guardò senza fare nessun gesto. Vi era però nei suoi occhi un terribile lampo d’odio.

– Dov’è l’entrata del sotterraneo? Ancora presso il banian? – chiese Tremal-Naik.

– Questo non te lo posso dire, non essendomi piú recato a Rajmangal dopo la dispersione dei settari, – rispose ilmanti . – Credo però che non sia piú quella.

– Dici il vero?

– Non ho forse giurato su Kalí?

– Se tu non sei piú tornato a Rajmangal, come sai che mia figlia si trova colà?

– Me lo hanno detto.

– Perché me l’hanno presa?

– Per fare di quella bambina la «Vergine della pagoda». Tu hai rapito la prima; Suyodhana ti ha preso la figlia che ha nelle sue vene il sangue di Ada Corishant.

– Quanti uomini vi sono a Rajmangal?

– Non sono molti di certo, – rispose ilmanti .

– Una parola ancora, – disse Sandokan, intervenendo. – I Thugs posseggono delle navi?

Il vecchio lo guardò per qualche istante, come se cercasse d’indovinare il motivo di quella domanda, poi disse:

– Quand’io ero a Rajmangal non avevano che deigonga . Non so quindi se Suyodhana in questi ultimi tempi abbia acquistata qualche nave.

– Quest’uomo non confesserà mai tutto, – disse Yanez a Sandokan. – D’altronde ne sappiamo abbastanza e possiamo andarcene prima che i sacrificatori tornino con dei rinforzi. Ah! E della vedova, che cosa ne faremo?

– La manderemo a casa mia, – disse Tremal-Naik. – Si troverà meglio che fra i Thugs.

– Allora partiamo, – disse Yanez. – Che siano già giunti gli elefanti a Khari?

– Fino da ieri, ne sono sicuro.

– Saranno belli?

– Splendidi animali, senza dubbio, già abituati a cacciare le tigri. Sono stati pagati cari ma meriteranno quella somma.

– Andiamo dunque a cacciare nelle Sunderbunds, – concluse Yanez. – Vedremo se le tigri del Bengala valgono quelle delle foreste malesi.

Due uomini presero ilmanti sotto le braccia e la truppa, a un cenno di Sandokan, abbandonò il piazzale, dove finivano di consumarsi, sugli ultimi tizzoni, le ossa delthug .

La foresta dei cocchi fu attraversata senza incontrare nessuno e verso le due del mattino la spedizione prendeva posto nelle due scialuppe, aumentata delmanti e della vedova.

Avendo la corrente in favore, il ritorno fu compiuto in brevissimo tempo. Un’ora dopo infatti tutti erano a bordo delpraho .

Ilmanti fu rinchiuso in una delle cabine del quadro e per maggior precauzione gli fu collocata una sentinella dinanzi all’uscio.

– Quando partiamo? – chiese Tremal-Naik a Sandokan, prima di rientrare nelle loro cabine.

– All’alba, – rispose il pirata. – Ho già dato gli ordini opportuni onde tutto sia pronto prima dello spuntare del sole. Domani sera potremo trovarci a Khari?

– Certo, – rispose Tremal-Naik. – Non vi sono che dieci o dodici chilometri dalla riva del fiume a quel villaggio.

– Una semplice passeggiata. Buona notte ed a domani.

Cominciavano a tramontare le ultime stelle quando l’equipaggio delpraho era tutto in coperta per prepararsi alla partenza.

Mentre issavano le immense vele, Sambigliong che dirigeva la manovra s’avvide, con una certa inquietudine, che anche le duegrab ancoratesi il giorno innanzi, si preparavano a lasciare l’ancoraggio.

Le loro tolde eransi rapidamente coperte d’uomini i quali alzavano precipitosamente le vele latine e spiegavano i fiocchi, come se avessero avuto timore che la brezza dovesse da un momento all’altro mancare o che la corrente del fiume cambiasse direzione.

Il malese che aveva pure i suoi sospetti su quelle due misteriose navi, le quali portavano equipaggi quattro o cinque volte piú numerosi di quelli che sogliono avere quei velieri, rimase profondamente turbato da quelle manovre precipitose.

– Qui gatta ci cova, – mormorò. – Che il padrone abbia ragione di aver diffidato di questi vicini? Non ci vedo chiaro in questo affare.

Stava per dirigersi verso poppa, onde scendere nel quadro e avvertire Sandokan, quando questi comparve.

– Padrone, – gli disse. – Anche le duegrab salpano con noi.

– Ah! – si limitò a dire il pirata.

Guardò tranquillamente i due velieri che stavano ritirando le ancore, poi disse:

– E la partenza improvvisa di quelle due navi t’inquieta, è vero mio bravo tigrotto?

– Non mi sembra naturale, padrone. Sono giunte l’altro ieri, non hanno caricata nemmeno una balla di cotone ed ecco che vedendo noi rimetterci alla vela, s’affrettano ad imitarci. E poi guardate quanti uomini hanno a bordo! Mi sembra che siano aumentati.

– Fra tutte e due hanno almeno il doppio dei nostri; se sperano però di darci delle noie, s’ingannano.

Se vorranno seguirci fino alle Sunderbunds, faremo giuocare le nostre artiglierie e vedremo a chi toccherà la peggio. Alla ribolla, Sambigliong e bada a non urtare qualche nave.

Le immense vele erano già state alzate con due mani di terzaruoli per diminuire di qualche po’ la loro superficie e le ancore di prora e di poppa apparivano allora a fior d’acqua. LaMarianna , presa dalla corrente e spinta dalla brezza mattutina, cominciava a muoversi.

Una delle duegrab si era messa già in marcia, scivolando fra le numerose navi che ingombravano il fiume e l’altra si preparava a seguirla.

Sandokan, dal cassero, le osservava attentamente, senza dare alcun segno d’inquietudine. Non era uomo da preoccuparsi anche se quelle due navi avevano equipaggi piú numerosi ed erano armate di cannoncini.

Si era misurato con altri avversari ben piú poderosi e formidabili per avere qualche timore.

Una mano che gli si posò sulla spalla, lo fece volgere.

Yanez e Tremal-Naik erano saliti sul ponte, seguiti da Kammamuri.

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