Nelle jungle (prima parte)

LaMarianna , quantunque due volte piú piccola dellegrab e con un equipaggio di molto inferiore, ma assai piú agguerrito dei bengalesi, se l’era cavata veramente a buon mercato, come aveva detto la Tigre della Malesia.

Nonostante il furioso cannoneggiamento deimiriam , aveva subito dei danni facilmente riparabili, senza costringerla a recarsi in qualche cantiere di raddobbo.

Tutto si riduceva a poche corde spezzate, a pochi buchi nella velatura e a un pennone smussato.

Il blindaggio dello scafo, quantunque di poco spessore, era stato sufficiente ad arrestare le palle d’una libbra dei piccoli cannoni d’ottone e di rame.

Sette uomini però erano rimasti uccisi dal fuoco delle carabine, e altri dieci erano stati portati nell’infermeria piú o meno feriti. Perdite piccole in paragone a quelle subíte dagli equipaggi dellegrab , che le spingarde, abilmente manovrate da Yanez e dai suoi uomini, avevano piú che decimato.

La vittoria d’altronde era stata completa. Una delle due navi, dopo essersi capovolta, erasi affondata: l’altra invece era stata ridotta in tale stato da non poter piú tentare l’inseguimento e per di piú si era arenata.

I crudeli settari della sanguinosa divinità non potevano certo essere soddisfatti dell’esito della loro prima battaglia data alle terribili tigri di Mompracem, che credevano di schiacciare cosí facilmente prima che uscissero dalll’Hugly.

LaMarianna , guidata da Sambigliong, un timoniere che aveva ben pochi rivali, con poche bordate raggiunse l’estremità settentrionale dell’isolotto e rientrò nel fiume, nel momento in cui la secondagrab scompariva sotto le acque del canale.

L’incendio era stato ormai completamente spento da Tremal-Naik e dai suoi uomini, e piú nessun pericolo minacciava ilpraho , il quale poteva scendere tranquillamente il fiume senza temere di venire inseguito.

Sospettando però che i Thugs si fossero rifugiati sull’isolotto e che li aspettassero al varco per salutarli con qualche scarica di carabine, Sandokan fece spingere laMarianna verso la riva opposta.

Essendo l’Hugly in quel luogo largo oltre due chilometri, non vi era pericolo che le palle dei settari potessero giungere fino al veliero.

– Dove prenderemo terra? – chiese Yanez a Sandokan che stava osservando le rive.

– Scendiamo il fiume per qualche dozzina di miglia, – rispose la Tigre della Malesia. – Non voglio che i Thugs ci vedano a sbarcare.

– È lontano il villaggio?

– Pochi chilometri, mi ha detto Tremal-Naik. Saremo però costretti ad attraversare la jungla.

– Non sarà cosí difficile come le nostre foreste vergini del Borneo.

– Le tigri abbondano fra quei canneti giganteschi.

– Bah! Le conosciamo da lunga pezza quelle signore. E poi, non ci rechiamo forse nelle Sunderbunds a fare la loro conoscenza?

– È vero, Yanez, – rispose Sandokan, sorridendo.

– Credi tu che i Thugs avessero indovinato i nostri progetti?

– In parte, forse. Probabilmente sospettavano che noi assalissimo il loro rifugio dalla parte del Mangal.

Che tentino la rivincita?.

– È possibile, Yanez, ma giungeranno troppo tardi. Ho dato già a Sambigliong le mie istruzioni onde non si faccia sorprendere entro le Sunderbunds.

Andrà a nascondere ilpraho nel canale di Raimatla e smonterà l’alberatura, coprendo lo scafo con canne ed erbe, onde i Thugs non s’accorgano della presenza dei nostri uomini.

– E come ci terremo in relazione con loro? Noi possiamo aver bisogno di aiuti.

– S’incaricherà Kammamuri di venirci a trovare fra le jungle delle Sunderbunds.

– Rimarrà con Sambigliong?

– Sí, almeno fino a quando ilpraho avrà raggiunto Raimatla. Egli conosce quei luoghi e saprà trovare un ottimo nascondiglio per il nostro legno.

I Thugs hanno dato prova di essere molto furbi, e noi lo saremo di piú. Spero un giorno di poterli affogare tutti entro i loro sotterranei.

– Raccomanda a Sambigliong di non lasciarsi sfuggire ilmanti . Se quell’uomo riesce a evadere, non potremo piú sorprenderli.

– Non temere, Yanez, – disse Sandokan. – Un uomo veglierà giorno e notte dinanzi alla sua cabina.

– Prendiamo terra? – chiese in quel momento una voce dietro di loro. – Abbiamo già oltrepassata l’isola e non ci conviene allontanarci troppo dalla via che conduce a Khari. La jungla è pericolosa.

Era Tremal-Naik, il quale aveva già dato ordine a Sambigliong di dirigersi verso la riva opposta.

– Siamo pronti, – rispose Sandokan. – Fa’ preparare una scialuppa e andiamo ad accamparci a terra.

– Abbiamo un ottimo rifugio per passare la notte, – disse Tremal-Naik. – Siamo di fronte a una delle torri dei naufraghi.

Ci staremo benissimo là dentro.

– Quanti uomini condurremo con noi? ­- chiese Yanez.

– Basteranno i sei che sono già stati scelti, – rispose Sandokan. – Un numero maggiore potrebbe far nascere dei sospetti nei Thugs di Rajmangal!

– E Surama?

– Ci seguirà: quella fanciulla può renderci preziosi servigi.

LaMarianna si era messa in panna a duecento passi dalla riva, mentre la baleniera era stata già calata in acqua.

Sandokan diede a Kammamuri e a Sambigliong le sue ultime istruzioni, raccomandando loro la massima prudenza, poi scese nella scialuppa dove già si trovavano i sei uomini scelti per accompagnarli, Surama e la vedova delthug , che contavano di lasciare nella possessione di Tremal-Naik.

In due minuti attraversarono il fiume e presero terra sul margine delle immense jungle, a pochi passi dalla torre di rifugio, che s’alzava solitaria fra le canne spinose e i folti cespugli che coprivano la riva.

Prese le carabine e alcuni viveri, rimandarono la scialuppa, dirigendosi poscia verso il rifugio la cui scala mobile era appoggiata contro la parete.

Era una torre simile a quelle che già Sandokan e Yanez avevano osservate presso l’imboccatura del fiume, costruita in legno, alta una mezza dozzina di metri, con quattro iscrizioni in lingua inglese, indiana, francese e tedesca, dipinte in nero a grosse lettere, e che avvertivano i naufraghi di non fare spreco dei viveri contenuti nel piano superiore e di attendervi il battello incaricato del rifornimento.

Sandokan appoggiò la scala alla finestra e salí pel primo, seguíto subito da Surama e dalla vedova.

Non vi era che una stanza, appena capace di contenere una dozzina di persone, con alcune amache sospese alle travate, un rozzo cassettone, contenente una certa quantità di biscotto e di carne salata ed alcuni vasi di terracotta

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