Nelle Sunderbunds (terza parte)

– Ma che cos’ha dunque Darma questa sera? – disse Yanez.

– È quello che mi domando anch’io, senza riuscire a trovare la spiegazione di questa inesplicabile agitazione, – rispose Tremal-Naik.

– Eppure non abbiamo veduto nessuno, né udito alcun rumore, – disse Sandokan.

– Nondimeno comincio anch’io a preoccuparmi, – disse Tremal-Naik.

– Che cosa possiamo temere? Vi è Darma con noi e siamo in tre bene armati, e non certo paurosi e poi vi sono i malesi ed icornac ad un solo miglio di distanza.

– Hai ragione, Sandokan.

– Sospetti la vicinanza di qualche banda di Thugs? Siamo lontani dal Mangal e non credo che a quest’ora siano informati della presenza di stranieri nella jungla.

– Andiamo innanzi, – disse Yanez. – Nessuno oserà venirci a disturbare nella fossa.

Si cacciarono sotto i pipal, dove già cominciavano ad addensarsi le tenebre, essendo il sole allora tramontato e cercarono uno spiazzo scoperto.

Trovatone uno sufficientemente vasto, in poco piú di un’ora scavarono una fossa profonda un metro e mezzo e lunga tre, che mascherarono con alcuni fasci di bambú, disposti in modo da poter uscire dal nascondiglio senza aver bisogno di spostarli e vi si cacciarono dentro con Darma.

– Accendiamo le nostre sigarette e armiamoci di pazienza, – disse Tremal-Naik. – Gli animali tarderanno a giungere, ma sono certo che per di qui passeranno, preferendo ordinariamente i luoghi scoperti ove le tigri e le pantere non possono imboscarsi. La colazione non ci mancherà domani mattina.

La piccola foresta cominciava a diventare silenziosa, dopo la ritirata dei chiassosi trampolieri, che poco prima coprivano ancora le rive del vicino canale.

Si udivano solamente di quando in quando le grida discordi di una banda diungko , che avevano preso possesso d’un pipal enorme, per dedicarsi ad una ginnastica indiavolata, essendo quelle scimmie le piú agili di tutte, tanto che sembrano volatili, piuttosto che quadrumani, potendo spiccare da ramo a ramo dei salti di dieci e perfino di dodici metri.

Di tratto in tratto, si udiva l’urlo lamentevole di unbighana , specie di lupo, piú piccolo però del comune, dal pelame bruno rossiccio o grigiastro che diventa biancastro sotto il ventre, e audacissimo, assalendo perfino le persone isolate quando si trova in compagnia d’altri.

I tre cacciatori, sdraiati in fondo alla fossa che avevano coperta d’un denso strato di foglie per evitare l’umidità, fumavano in silenzio, tendendo gli orecchi verso i rumori lontani.

Darma, accovacciata presso di loro, si manteneva tranquilla e faceva le fusa con unrom -romdi buon augurio.

Era trascorsa qualche ora, quando la videro alzarsi, aguzzare gli orecchi e fissare i margini della fossa.

– Ha udito qualche animale avvicinarsi, – disse Tremal-Naik, alzandosi senza far rumore e prendendo la carabina.

Yanez e Sandokan l’avevano imitato.

Non si scorgeva alcun animale sullo spiazzo, però si udiva un leggero stormire di rami verso il folto della foresta, come se qualcuno cercasse di aprirsi il passo fra i cespugli di mussenda che si stendevano attorno ai tronchi degli alben.

– Che animale sarà? – chiesero Sandokan e Yanez guardando Tremal-Naik.

– Odo dei rami schiantarsi e da ciò arguisco che debba essere grosso, – rispose il bengalese. – Unnilgò od unaxis od unbuesbok non farebbero tanto rumore.

Aveva appena finito di pronunciare quelle parole, quando un’ombra enorme comparve sul margine di un folto agglomeramento di mussenda e dimindi .

Era un bufalo colossale, grosso quasi quanto un bisonte americano, colla testa piú corta e piú larga dei bufali comuni, con due lunghe corna rivoltate all’indietro e assai ravvicinate alla loro base, un animale insomma poderoso e anche oltremodo pericoloso, capace di tener testa anche ad una tigre.

Sia che avesse fiutato la presenza dei cacciatori o di Darma, o che volesse prima esplorare il luogo, si era arrestato mandando un breve muggito.

– Bell’animale! – mormorò Yanez, sotto voce.

– Che non s’abbatte facilmente con un colpo e anche due di carabina, – disse Tremal-Naik. – I nostri bufali sono veramente terribili e non temono i cacciatori. Ma Darma ha buoni artigli.

La tigre, che aveva appoggiate le zampe anteriori all’orlo della fossa, lo aveva già scorto e aveva subito rivolti gli sguardi verso il padrone.

– Sí, va’, mia brava Darma, – le disse Tremal-Naik accarezzandola e indicandole l’animale.

L’intelligente e astuta fiera scivolò senza far rumore fra i bambú e, tenendosi nascosta dietro il cumulo di terra scavata dalla fossa, si mise a strisciare non già verso il bufalo, bensí verso alcuni cespugli entro i quali scomparve colla leggerezza d’un gatto.

– Non lo attacca di fronte? – chiese Yanez.

– Darma non è cosí sciocca, – rispose Tremal-Naik. – Sa quanto sono pericolose le corna dei bufali.

Piomberà sulla preda a tradimento, con un salto solo, come fanno le sue compagne.

– Noi d’altronde saremo pronti ad aiutarla, – disse Sandokan, armando cautamente la carabina.

Il bufalo, che fiutava l’aria da qualche istante, ad un tratto fece uno scarto improvviso, poi girò bruscamente su se stesso guardando i cespugli che aveva appena allora attraversati e abbassando la testa per presentare le sue formidabili corna.

Si era accorto dell’avvicinarsi della tigre o lo scrosciare di qualche foglia secca o la rottura d’un ramo lo aveva allarmato?

Stette cosí in ascolto, come raccolto su se stesso, qualche mezzo minuto. Era inquieto perché si batteva i fianchi colla coda e mandava di quando in quando un muggito sommesso.

D’improvviso si vide una massa slanciarsi in aria e cadere con un salto immenso, sulla groppa del povero animale.

Darma aveva fatto il suo colpo e lavorava già ferocemente di artigli, affondandoli nella carne palpitante.

Il bufalo, nonostante il suo vigore straordinario, erasi piegato sotto l’urto. Si rialzò però quasi subito, tentando con uno scrollo furioso di sbarazzarsi dell’avversaria, poi tornò a cadere mandando un lungo muggito di dolore, che risuonò lungamente sotto le volte di verzura.

I terribili denti della tigre gli avevano spezzata la colonna vertebrale.

Tremal-Naik, Yanez e Sandokan si erano già slanciati fuori dalla fossa e stavano per raggiungere Darma, quando a breve distanza rimbombò improvvisamente un colpo di fucile, seguito quasi subito da una voce umana che gridava in inglese:

– Aiuto! Mi strozzano!

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