Sirdar (terza parte)

La Tigre della Malesia lasciò il timone a Sirdar e si diresse verso prora, seguito da Yanez.

– Al sud, signor de Lussac? – chiese.

– Sí, capitano e pare che si diriga verso Raimatla.

Sandokan, che aveva una potenza visiva straordinaria, guardò nella direzione indicata e scorse infatti non già un punto, bensí una sottile lineetta nera che stava attraversando il canale ad una distanza di sette od otto miglia.

– È una scialuppa, – disse.

– Non può essere che la baleniera dellaMananna , – soggiunse Tremal-Naik. – Nessuno osa spingersi fra i canali delle Sunderbunds, a menoché non vi siano trascinati da qualche tempesta e non mi pare che il golfo del Bengala sia in collera in questo momento.

– Si dirige verso l’isola, – disse Yanez, che aveva gli occhi non meno acuti della Tigre. – Mi pare anzi di scorgere laggiú una piccola insenatura.

Forse ilpraho si è rifugiato colà.

– Orza alla banda! – gridò Sandokan althug . – Stringi verso la costa.

La pinassa che camminava velocemente, mantenendosi la brezza sempre fresca, poggiò verso Raimatla, mentre la scialuppa scompariva entro l’insenatura segnalata dal portoghese.

Tre quarti d’ora dopo il piccolo veliero giungeva dinanzi ad una specie di canale che pareva s’inoltrasse entro l’isola per parecchie centinaia di metri, ingombro qua e là di minuscoli isolotti coperti di bambú altissimi e circondato da paletuvieri.

Sandokan che aveva ripreso il timone, cacciò arditamente la pinassa in quel braccio di mare, mentre Tremal-Naik e Sirdar scandagliavano il fondo onde evitare un arenamento.

– Spara un colpo di carabina, – disse la Tigre a Yanez.

Il portoghese stava per obbedire, quando una scialuppa montata da dodici uomini armati di carabine e diparangs uscí da un canaletto laterale, muovendo rapidamente verso la pinassa.

– La baleniera delpraho ! – gridò Yanez. – Ohè! amici, abbassate le carabine!

Quel comando giungeva a tempo, poiché l’equipaggio della scialuppa aveva abbandonati i remi per impugnare le armi da fuoco e stava per mandare una grandine di palle sul piccolo veliero.

Un grido aveva risposto, un grido di gioia:

– Il signor Yanez!

L’aveva mandato Kammamuri, il fedele servo di Tremal-Naik, il quale pareva che avesse assunto il comando della spedizione.

– Accosta! – gridò il portoghese, mentre i malesi ed i dayachi salutavano i loro capitani con selvaggi clamori.

La baleniera in pochi colpi di remo abbordò la pinassa a babordo, nel momento che de Lussac e Sirdar davano fondo all’ancorotto di prora.

Kammamuri con un solo salto scavalcò la murata e cadde sulla tolda.

– Finalmente! – esclamò. – Cominciavamo a temere che vi fosse toccata qualche disgrazia.

Ah! la bella pinassa!

– Quali nuove, mio bravo Kammamuri? – chiese Tremal-Naik.

– Poco liete, padrone, – rispose il maharatto.

– Che cos’è accaduto dunque durante la nostra assenza? – chiese Sandokan aggrottando la fronte.

– Ilmanti è fuggito.

– Ilmanti ! – esclamarono ad una voce, Sandokan e Tremal-Naik, con dolorosa sorpresa.

– Sí padrone: è scomparso tre giorni or sono.

– Non lo vegliavate dunque? – gridò la Tigre della Malesia.

– E strettamente, signor Sandokan, ve ne do la mia parola, anzi gli avevamo messi due marinai nella cabina per paura che riuscisse a prendere il largo.

– Ed è fuggito egualmente? – chiese Yanez.

– Quell’uomo deve essere uno stregone, un demonio, che ne so io? Il fatto è che non è piú a bordo.

– Spiegati, – disse Tremal-Naik.

– Come sapete era chiuso nella cabina attigua a quella che occupava il signor Yanez, che aveva una sola finestra, cosí stretta da non potervi passare nemmeno un gatto.

Tre giorni or sono, verso l’alba, scesi per visitarla e la trovai deserta ed i due suoi guardiani cosí profondamente addormentati che faticammo assai a svegliarli.

– Li farò fucilare, – disse Sandokan con ira.

– Non è colpa loro se si sono addormentati, credetelo signor Sandokan, – disse il maharatto. – Essi ci hanno raccontato che la sera prima, verso il tramonto, ilmanti si era messo a fissarli con uno sguardo che metteva indosso a loro un certo malessere inesplicabile.

Pareva che dagli occhi del vecchio si sprigionassero delle scintille.

Ad un certo momento egli disse a loro: “Dormite: ve lo comando”.

E s’addormentarono cosí profondamente che quando io la mattina dopo scesi nella cabina li credetti morti.

– Li ha ipnotizzati, – disse il signor de Lussac. – Gl’indiani hanno dei famosi ipnotizzatori ed ilmanti doveva esser uno di quelli.

– E come può essere poi fuggito? – chiese Yanez.

– Il brigante avrà aspettata la notte per salire in coperta e scendere sulla riva. LaMarianna aveva un pontile a terra.

– La fuga di quell’uomo può rovinare i nostri progetti, – disse Sandokan. – Egli si sarà recato da Suyodhana per avvertirlo del pericolo che corre.

– Se non è stato divorato prima dalle tigri o stritolato da qualche serpente, – disse Tremal-Naik. – E poi Raimatla è separata da Rajmangal da vasti canali e da isole estremamente pericolose.

Ha preso qualche arma ilmanti , prima di fuggire?

– Unparang che ha levato ad uno dei suoi guardiani, – rispose Kammamuri.

– Non t’inquietare per l’evasione di quel vecchio, amico Sandokan, – disse Tremal-Naik. – Egli ha novantanove probabilità su cento di venire divorato dalle belve feroci, prima di giungere a Rajmangal. A menoché non sia un vero demonio e trovi degli aiuti, lascerà la pelle fra i pantani ed i bambú spinosi.

Andiamo sulla tuaMananna a organizzare la spedizione ed intenderci meglio sui nostri progetti.

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