Tremal-Naik (seconda parte)

Andremo quindi a ucciderne alcune: prima quelle a quattro zampe, piú tardi quelle a due e senza coda.

Cosí potremmo sorvegliare Rajmangal e scoprire forse certe cose che potrebbero essere molto preziose per noi.

Tu sei sempre un buon cacciatore, è vero Tremal-Naik?

– Sono un figlio delle Sunderbunds e delle jungle, – rispose l’indiano.

– Ma perché cacciare le tigri prima degli uomini?

– Per ingannare l’amico Suyodhana. I cacciatori non sono nécipayes né policeman, e se è vero che quelle jungle sono ricche di selvaggina, i Thugs non si allarmeranno della nostra presenza. Che cosa ne dici, Yanez?

– Che la fantasia della Tigre della Malesia è ben lungi dallo spegnersi.

– Abbiamo da lottare con un furbo, cerchiamo di essere piú furbi e piú abili di lui. Tu conosci quei pantani, Tremal-Naik?

– Tutte le isole e tutti i canali sono noti a me e a Kammamuri.

– Vi è un buon fondo dinanzi alle Sunderbunds?

– Vi sono dei bracci di mare anche, dove il tuopraho può trovare degli ottimi rifugi contro le onde e i venti.

– Dimmene uno.

– Quello di Raimatla, per esempio.

– Lontano dal covo dei Thugs?

– Una ventina di miglia.

– Benissimo, – disse Sandokan. – Oltre Kammamuri hai qualche servo fidato?

– Sí, anche due se ne vuoi.

Sandokan mise una mano nella tasca interna della sua giubba ed estrasse un grosso pacco di venti biglietti di banca.

– Incaricherai quel tuo fedele servo di provvederci due elefanti coi rispettivi conduttori senza lesinare sul prezzo.

– Ma… io… – chiese l’indiano.

– Tu sai che la Tigre della Malesia ha diamanti da vendere a tutti i rajah e imaha rajah dell’India, – rispose Sandokan, sorridendo.

Poi aggiunse con profonda tristezza e con un sospiro:

– Non ho figli io e nemmeno Yanez. Che cosa dovrei farne delle immense ricchezze accumulate in quindici anni di scorrerie? Il destino è stato crudele con me, togliendomi Marianna.

Il formidabile pirata si era vivamente alzato. Un dolore intenso, indescrivibile, aveva scomposto i fieri lineamenti dell’antico scorridore dell’arcipelago malese. Fece due o tre volte il giro della stanza, con la fronte aggrottata, le labbra increspate, le mani strette sul cuore, e gli occhi fiammeggianti, fissi nel vuoto.

– Sandokan, fratellino mio, – gli disse Yanez con voce dolce, posandogli una mano sulla spalla.

Il pirata si era arrestato mentre un rauco singhiozzo gli moriva sulle labbra.

– Che non la possa dimenticare mai? – gridò con voce strozzata e asciugandosi, quasi con rabbia, due lagrime che si raccoglievano sotto le folte ciglia. – Mai! Mai! L’ho troppo amata la Perla di Labuan! Maledetto destino.

Tremal-Naik si era avvicinato alla Tigre della Malesia. Anche l’indiano piangeva senza cercare di frenare le lagrime.

I due uomini si gettarono l’uno nelle braccia dell’altro e rimasero alcuni istanti stretti.

– Morta la tua donna e morta anche la mia, – disse l’indiano, il cui dolore non era meno intenso di quello della Tigre della Malesia.

Kammamuri, in un angolo, si asciugava gli occhi; anche Yanez sembrava profondamente commosso.

Ad un tratto la Tigre della Malesia si separò bruscamente da Tremal-Naik. Il suo viso poco prima cosí alterato, aveva la sua abituale espressione calma e ad un tempo energica.

– Quando avremo la certezza che Suyodhana si trova laggiú, – disse, – andremo nelle Sunderbunds. Puoi domani avere gli elefanti?

– Lo spero, – disse Tremal-Naik.

– Noi rimarremo qui fino a quando potremo avere nelle nostre mani qualchethug poi vedremo che cosa si dovrà fare. Quando verrai a bordo? Sei piú sicuro sul nostropraho che nel tuo palazzo.

– Domani sera, a ora tarda onde non mi spiino. Il mio palazzo è sorvegliato dai Thugs, lo so.

– T’aspettiamo. Yanez, torniamo a bordo. Sono già le due del mattino.

– Perché non vi riposate qui? – chiese Tremal-Naik.

– Per non destare alcun sospetto, – rispose Sandokan. – Vedendoci domani uscire, qualche spia potrebbe seguirci fino alpraho e ciò non mi garberebbe.

Con questa oscurità anche se qualcuno tentasse di tenerci d’occhio, non vi riuscirebbe perché abbiamo la baleniera sul fiume e possiamo ingannarlo sulla nostra direzione. Addio, Tremal-Naik, domani avrai nostre nuove.

– Partiremo domani sera, dunque?

– E molto tardi, se potrai trovare gli elefanti. Prendi però delle precauzioni per non venire seguito.

– Saprò ingannare le spie. Vuoi che Kammamuri ti accompagni?

– È inutile, siamo armati e la gettata è vicina.

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