Tremal-Naik (terza parte)

Si abbracciarono nuovamente, poi Sandokan e Yanez scesero lo scalone accompagnati da Kammamuri.

– State in guardia, – disse il maharatto mentre apriva la porta.

– Non temere, – rispose Sandokan. – Non siamo uomini da lasciarci sorprendere.

Appena fuori, i due comandanti delpraho levarono le pistole che tenevano nascoste nella larga fascia e le armarono.

– Apriamo gli occhi, Yanez, – disse Sandokan.

– Li apro, fratellino mio, ma confesso che non ci vedo al di là della punta del mio naso. Mi pare di essere entro un’immensa botte di catrame. Che bella notte per una imboscata!

Si fermarono qualche istante in mezzo alla via, tendendo gli orecchi, poi, rassicurati dal profondo silenzio che regnava, si diressero verso la spianata di forte William.

Si tenevano però lontani dalle pareti delle case che fiancheggiavano la via, e mentre l’uno guardava a destra l’altro guardava a sinistra.

Ogni quindici o venti passi si fermavano per guardarsi alle spalle e per ascoltare. Erano convinti di essere seguiti da qualcuno, forse dall’uomo che Sandokan aveva veduto allontanarsi nel momento in cui Kammamuri stava aprendo la porta del palazzo.

Tuttavia giunsero felicemente all’estremità della via, senza che nulla fosse avvenuto e sboccarono sulla spianata dove l’oscurità era meno fitta.

– È là il fiume, – disse Sandokan.

– L’odo, – rispose Yanez.

Affrettarono il passo ma non erano ancora giunti a metà della spianata, quando ad un tratto caddero l’uno sull’altro.

– Ah! Canaglie! – gridò Sandokan. – Hanno teso un filo di ferro!

Nel medesimo istante alcuni uomini che si tenevano appiattati fra le folte erbe, si precipitarono sui due scorridori del mare facendo fischiare in aria qualche cosa.

– Non alzarti, Sandokan! I lacci! – gridò Yanez.

Vi risposero due colpi di pistola, sparati l’uno dietro l’altro.

Sandokan aveva fatto fuoco precipitosamente, nel momento in cui si sentiva colpire alle spalle da una palla di ferro o di piombo. Uno degli assalitori cadde, mandando un grido che subito si spense. I suoi compagni si gettarono a destra e a sinistra e scomparvero rapidamente fra le tenebre, prendendo diverse direzioni.

Sui bastioni del forte William si udí una sentinella a gridare:

– Chi va là?

Poi piú nulla.

Yanez e Sandokan, temendo un ritorno offensivo degli assalitori, non si erano mossi.

– Se ne sono andati, – disse finalmente il primo, non vedendo comparire piú nessuno. – Non sono molto coraggiosi questi Thugs, ammesso che fossero veramente gli strangolatori di Suyodhana. Sono scappati come lepri ai primi spari.

– L’agguato era stato ben preparato, – rispose Sandokan. – Se tardavo a scaricare le pistole ci strangolavano. È un filo d’acciaio che hanno teso per farci cadere.

– Andiamo a vedere se quel briccone è proprio morto.

– Non si muove piú.

– Può fingersi morto.

Si alzarono guardandosi intorno e tenendo in alto un braccio per tema di sentirsi imprigionare il collo da qualche altro laccio, e s’avanzarono verso l’uomo che giaceva disteso fra le erbe, colle mani strette sul capo e le gambe ripiegate.

– Ha ricevuto una palla nel cranio, – disse Sandokan, vedendo che aveva il viso imbrattato di sangue.

– Che sia unthug ?

– Kammamuri ci ha detto che quei settari hanno un tatuaggio sul petto.

– Portiamolo nella scialuppa.

– Taci!

Un fischio erasi udito in lontananza, e un altro vi aveva risposto verso la via Durumtolah.

– Mio caro Yanez, – disse Sandokan. – Alla baleniera e senza perdere tempo. Avremo altre occasioni per osservare i tatuaggi dei Thugs.

Balzarono in piedi, saltarono il filo d’acciaio e si diressero rapidamente verso il fiume, mentre fra le tenebre echeggiava un terzo fischio.

La baleniera era ormeggiata al medesimo posto e mezzo equipaggio era sulla gettata armato di fucili.

– Padrone, – disse il timoniere scorgendo Sandokan, – siete stato voi a far fuoco?

– Sí, Rangary.

– L’avevo detto ai miei uomini che quegli spari erano di pistole di Mompracem. Stavo per accorrere in vostro aiuto.

– Non c’era bisogno, – rispose Sandokan. – È venuto nessuno a ronzare attorno alla scialuppa?

– No, signore.

– A bordo, tigrotti miei. È già molto tardi.

Fece accendere il fanale collocato a prora e la baleniera si allontanò.

Quasi nell’istesso momento un piccologonga che era nascosto dietro una pinassa, ancorata presso la gettata e montato da due uomini, nudi come vermi e unti di olio di cocco, si staccava silenziosamente dalla riva filando dietro la baleniera delpraho .

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